(COMUNICATO 27 giugno) La parola d’ordine è una sola: abbattere le discriminazioni e, quindi, fare in fretta una legge regionale per contrastare l’omotransfobia e i pregiudizi che colpiscono le persone Lgbt. L’appello arriva assieme ad un’iniziativa di legge popolare dai Comuni emiliano-romagnoli aderenti a Re.a.Dy (Rete nazionale delle Amministrazioni pubbliche antidiscriminazioni), convocati in audizione dalla commissione Parità e Diritti delle Persone presieduta da Roberta Mori. Iniziativa che la Commissione ha accolto con favore. D’altronde, che i partiti di viale Aldo Moro stiano lavorando su una legge contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere è cosa risaputa: già il 17 maggio scorso, durante la manifestazione sotto la Regione delle associazioni, diversi consigliere/i PD, Mdp, Sinistra Italiana, M5stelle si erano impegnati a portare presto in Aula un progetto di legge contro l’omotransnegatività. L’audizione è stata l’occasione anche per fare il punto e illustrare la rete Re.a.D.y, coordinata dal Comune di Torino e a cui la Regione Emilia-Romagna aderisce, con delega affidata a Roberta Mori dal
presidente Bonaccini.
Il responsabile della segreteria nazionale, l’assessore comunale ai Diritti Marco Giusta, ha spiegato come nel 2006 Torino e Roma abbiano fondato la prima rete Re.a.dy con 15 Enti. “Oggi gli Enti aderenti sono 142 -ha sottolineato-. È una rete di consultazione e coordinamento, non ha costi, non ha una precisa posizione politica e nemmeno una visione ristretta alle sole tematiche Lgbt”. A Re.a.dy hanno aderito importanti Comuni emiliano-romagnoli, che stanno già presentando in Assemblea legislativa uno stesso testo di progetto di legge regionale contro l’omotransnegatività approvato dai rispettivi Consigli comunali. Il primo è stato il Comune di Bologna, dove quest’anno si svolgerà il meeting della Rete in ottobre, come annunciato dall’assessora alle Pari opportunità Susanna Zaccaria. Anche l’assessora Natalia Maramotti ha sottolineato come Reggio Emilia abbia deliberato il testo in Consiglio e tempo fa sottoscritto un protocollo anti discriminazioni Lgbt, sfociato tra l’altro in una convenzione con l’associazione Arcigay Gioconda. L’assessora P.O. di Modena Irene Guadagnini ha spiegato che dopo l’approvazione in Consiglio di un Odg, è già stata “predisposta una bozza di delibera per deliberare il testo di legge”.
E se le intenzioni delle Amministrazioni vanno tutte nella stessa direzione, spesso però si devono fare i conti con pregiudizi e diffidenze diffuse. Per questo Elisa Giovannetti, assessora di Forlì, ha spiegato di essere entrata “a gamba tesa su tutto ciò che riguarda la cultura di genere. Abbiamo creato una lista di libri sul tema e invitato i cittadini ad acquistarli e regalarli alla città”. Anche da altri Comuni, come Castel Maggiore (Bologna) e Fiscaglia (Ferrara), rappresentati in audizione da Belinda Gottardi e Gianni Tuffanelli, il favore alla legge regionale e progetti per diffondere una cultura del rispetto. “Certo -hanno detto la Sindaca Gottardi e l’assessore P.O. Tuffanelli- non abbiamo le associazioni Lgbti che ci sono nei comuni capoluogo, ma proviamo ad organizzare iniziative antidiscriminatorie”.
Silvia Piccinini del Movimento5Stelle è intervenuta sottolineando l’attenzione del Movimento al tema delle discriminazioni e la recente presentazione di un progetto di legge proprio per contrastare le violenze omobitransfobiche. E a tendere una mano c’è anche Silvia Prodi (gruppo misto-Mdp), che ha annunciato “disponibilità” all’approvazione della legge. Una “sacrosanta lotta alla violenza e alle discriminazioni”, secondo Michele Facci (Misto-Mns), ma è importante, per lui, anche “la questione del gender. Visto che abbiamo a che fare spesso con l’educazione nelle scuole, nell’affermare un principio corretto che è la lotta alla discriminazione si rischia di intervenire su ragazzi che non hanno ancora una maturità formata”. Giulia Gibertoni (M5s) ha sottolineato, però, come “chi è in politica è l’attore principale del cambiamento culturale: non bisogna aspettare che i cittadini si facciano avanti e ci chiedano informazioni sulle pari opportunità”. Centrale il tema della scuola, secondo Francesca Marchetti visto che “è vero, c’è titubanza, perché ogni volta che si parla di progetti e obiettivi legati alla lotta alla discriminazione ci si confonde con la teoria del gender. Non si parla più di clima e rispetto, ma viene subito catalogata come un’iniziativa che ha un altro fine. Su questo dovremmo creare una sinergia con l’ufficio scolastico regionale”.
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