(23 maggio) Nel 2017 le persone che si sono prostituite in strada in Emilia-Romagna, secondo le stime delle Unità di strada del sistema regionale, sono state 2.500. Di queste, circa 800 sono state incontrate dalle Unità di strada per la prima volta e la loro nazionalità è in gran parte nigeriana (450 donne), rumena (120), albanese (50 donne). Altre 40 donne sono originarie dell’Est Europa. Sono alcuni dati forniti dalla Giunta alla Commissione Parità e Diritti delle Persone, in una informativa che abbiamo chiesto sugli esiti del programma Oltre la strada (sistema di interventi socio-sanitari nel campo della prostituzione, dello sfruttamento e della tratta di esseri umani), attivo dal 1996. Nel corso di questi 18 anni di attività, in Emilia-Romagna circa 3.100 persone sono state prese in carico nei programmi, con una media di 170 nuove all’anno a cui si è data una speranza concreta di uscita dalla schiavitù e di ritrovata dignità.
Tra i tipi di sfruttamento, quello sessuale è al primo posto, (75,65% dei casi). A seguire quello lavorativo, con il 14,72 percento. ‘Oltre la strada’ si muove in due forme: una diretta, nei luoghi dove le vittime transitano; e un’altra indiretta, cioè muovendosi in accordo con forze dell’ordine, autorità giudiziaria, prefetture e commissioni territoriali per la protezione internazionale. Legata a questa politica, abbiamo approvato una Risoluzione (Vedi testo finale), a prima firma del collega PD Giuseppe Paruolo, che impegna la Regione “a promuovere e sostenere i progetti di emersione dall’illegalità e per l’integrazione delle vittime di tratta e sfruttamento come ‘Oltre la strada’, a cui va assicurato anche in futuro adeguato finanziamento”, “maggiore sinergia tra gli attori coinvolti” anche per la protezione dei minori stranieri non accompagnati, a promuovere nelle sedi nazionali interventi normativi adeguati al contrasto indiretto e diretto dello sfruttamento della prostituzione, comprese azioni che scoraggino la domanda di prestazioni sessuali a pagamento.
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