(Bologna, 10 aprile) Il Bilancio di genere è uno strumento importante perché passando da una classificazione di tipo amministrativo-contabile a un’analisi che evidenzia l’impatto di genere delle politiche pubbliche, rende possibile sviluppare politiche che tengono conto della differenza tra uomini e donne, e utilizzare le risorse pubbliche con sempre maggiore equità sociale. Riassumendo azioni e risorse che l’Ente adotta per realizzare la parità di genere – la nostra Regione investe 108 milioni di euro su azioni dirette e 678 milioni su azioni indirette in precise macro aree – il bilancio di genere ne evidenzia le ricadute sulla vita delle donne. L’Emilia-Romagna nel 2016 ha dunque impegnato un totale di 786 milioni per lavoro femminile, welfare, partecipazione delle donne alla vita pubblica, salute, promozione di una cultura di genere e contrasto alla violenza. Lo ha sottolineato l’assessora Emma Petitti presentando il 2° Bilancio di genere che la Regione ha redatto in attuazione della Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere. Intervenendo dopo di lei ho espresso soddisfazione per i passi avanti compiuti dal 2014, verso quell’approccio organico e quell’aderenza alle voci del Bilancio tradizionale che servono a “leggere” l’efficacia delle misure per orientare tutta l’amministrazione.
Non solo. Di grande importanza la scelta di renderlo uno strumento operativo anche per i territori. Nel corso del convegno ‘Ben-Essere in Emilia-Romagna’ la responsabile scientifica del gruppo di lavoro prof.ssa Tindara Addabbo (Centro di analisi politiche pubbliche, Dipartimento di Economia ‘Marco Biagi’ di UNIMORE) ha illustrato le nuove Linee guida per la realizzazione dei bilanci di genere nei Comuni della regione. Obiettivo, orientare le istituzioni e amministrazioni locali a questo approccio attraverso un percorso dettagliato in sette fasi: formazione e sensibilizzazione, definizione delle dimensioni di benessere, l’analisi di contesto, analisi di bilancio, la struttura, dall’auditing al budgeting, condivisione dei risultati. DATI DI CONTESTO.
L’Emilia-Romagna registra un tasso di occupazione femminile tra i più alti del Paese: nella fascia di età 20-64 anni, nel 2016, ha raggiunto il 66,2%. Complessivamente, l’occupazione femminile in regione ha fatto registrare nel terzo trimestre 2017 il secondo più alto tasso di incremento nel Paese, dopo il Trentino Alto Adige. L’incidenza del lavoro a tempo determinato (nel 2015) è del 15,2% per le donne e del 14,6% per gli uomini (fonte Istat). Le imprese gestite da donne sono oltre 85 mila (21% del totale, fonte Unioncamere 2017). La speranza di vita alla nascita in Emilia-Romagna è dell’85,6% per le donne e dell’81,2% per gli uomini (fonte Istat). La differenza media salariale delle donne rispetto agli uomini è del 45% (fonte It Silc). Questi i dati da cui l’Assessorato regionale alle pari opportunità è partito per definire le azioni del bilancio di genere.
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