(Lugo, 22 febbraio) Un doppio appuntamento pubblico in Romagna, con istituzioni, sindacati e candidate al Parlamento per capire cosa manca al raggiungimento della parità salariale, della pari dignità tra lavoratrici e lavoratorinel nostro Paese. Pochi dati Istat aggiornati al 2017 offrono il quadro: tra i laureati italiani si registra un +12,6% di giovani donne rispetto agli uomini (+4,1 tra i diplomi superiori), eppure, se parliamo di occupazione all’uscita degli studi, il differenziale di genere è ancora e sempre a sfavore delle donne. L’occupazione femminile italiana è oggi ai suoi massimi storici (49,1%) che corrispondono però “ai quasi minimi” della media europea e continuano a registrare una grande distanza -18 punti- dall’occupazione maschile. Il divario retributivo medio è del 22% tra lavoratori dipendenti e del 30% nel caso di occupazione autonoma! Stereotipi socioculturali, squilibrio di potere e carenza di servizi, sono la prima causa di un’ingiustizia che permane nonostante competenze e protagonismi indiscussi.

Una donna non dovrebbe mai abbassare lo sguardo di fronte ad un ostacolo, ma alzare gli occhi fiera di potercela fare, libera di essere… semplicemente. L’istruzione e il lavoro sono la precondizione per accedere al progresso sociale, per realizzare quell’autodeterminazione femminile che ancora non è patrimonio acquisito. Uscire dalla retorica dell’uguaglianza è un’altra sfida. L’uguaglianza non solo è garantita dalla Costituzione, ma l’uguaglianza di genere è altresì perseguita come obiettivo globale dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai 193 Paesi aderenti. Da ciò deriva, come corollario imprescindibile, la parità salariale di cui all’art. 37 della Costituzione, che presuppone uno sforzo di giustizia sostanziale al di là del tenore della normativa. Un grave pregiudizio pesa sul lavoro, sulla carriera e sul merito delle donne. Bisogna affrontarlo a tutto campo con una solida alleanza tra tutti i soggetti pubblici e privati che promuovono diritti, garanzie e dignità nel lavoro. Lo squilibrio di potere tra uomini e donne nella società, nel lavoro, diventa un concreto rischio di un presente di precarietà e un futuro di povertà,

nonostante la capacità adattiva delle donne anche iperqualificate a svolgere mansioni inferiori. L’85% delle famiglie monoparentali in condizione di povertà assoluta ha come persona di riferimento una donna. Per questa tipologia famigliare l’incidenza della povertà assoluta risulta in crescita, passando dal 6,7% del 2015 all’8,1% del 2016. I monitoraggi sono importanti e vanno divulgati affinché la politica si fondi sulla realtà e risponda ad una consapevolezza diffusa. Chiediamo che dai territori, da esperienze e buone prassi virtuose, si arrivi a politiche nazionali incentivanti, per un cambio culturale intorno a cui si avvitano inevitabilmente i destini delle donne. Ed una società che guardi avanti. Un ringraziamento al sindaco di Lugo Davide Ranalli, a Paola Pula sindaca di Conselice e referente per le Pari opportunità dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, alla segretaria regionale Cgil Antonella Raspadori, a Sonia Alvisi, consigliera di Parità della Provincia di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna. In bocca al lupo e buon lavoro a Giuditta Pini e a tutte le candidate PD!