(Piacenza, 1 settembre) I diritti delle donne al centro del primo incontro politico della Festa provinciale PD, dove sono stata intervistata dalla giornalista della “Libertà” Nicoletta Novara. Dopo l’introduzione di Silvio Bisotti, abbiamo sviluppato un confronto a tutto campo sollecitato dagli ultimi fatti di drammatica attualità, nella consapevolezza che violenze e femminicidi, ai quali di frequente la cronaca ci riporta, non sono temi da vivere come un’emergenza bensì come fenomeno strutturale che va affrontato ogni giorno con tutti gli strumenti possibili, da quelli culturali a quelli politici e istituzionali. La legge regionale 6/2014 è una risposta organica di rafforzamento della soggettività femminile che porta a una prevenzione ampia della discriminazione e della violenza contro le donne. Sarebbe una buona base per una legge nazionale, poiché la Convenzione di Istanbul ci dice che non bastano le sanzioni, ma va estirpata una radice culturale che attraversa tanti ambiti della società.

Le donne non devono essere lasciate sole dentro a un sistema ancora troppo spesso censore che discrimina e giudica, non aiutando la denuncia. Per poter uscire dai vincoli della violenza e da contesti familiari che non lasciano talvolta scampo, serve fiducia. E le istituzioni devono essere in prima linea per costruirla. Anche il linguaggio che crea l’immaginario condiviso è un elemento cruciale: vogliamo un linguaggio adeguato non per vezzo, ma perché l’uso delle parole concorre a creare una cultura. La violenza di genere in realtà continua ad essere sottovalutata, non ci rendiamo conto di quanto sommerso esista e quanto ci sia ancora da lavorare per farlo emergere. Se molto si parla di educazione all’affettività e ai generi, va ricordata l’impostazione sociale tuttora prevalente nel Paese, con incrostazioni e residui ancora molto legati al patriarcato. Le violenze contro le donne sono infatti trasversali nella società e circa il 70% si consumano tra cittadini italiani,

posto che una democrazia paritaria e plurale non può non vedere le differenze tra le culture. La Regione Emilia-Romagna attraverso la legge quadro del 2014 ha cercato di dare una risposta strutturale, finanziata con tre milioni di euro per progettualità educative e sociali di contrasto e prevenzione alla violenza, e anche un sostegno integrato alle vittime. Una legge che stiamo traducendo in altre lingue europee e in arabo: è importante che anche la comunità islamica abbia ben presente quali sono i valori costituzionali che ci ispirano. È comunque odioso usare le donne per gli attacchi razzisti e per strumentalizzazioni politiche, si tratta di temi troppo rilevanti per ridurli a slogan.