Non stupisca il Segretario Renzi la reazione ampia e negativa all’idea di istituire un Dipartimento PD dedicato alle “mamme”. La opportuna riorganizzazione di un Partito Democratico proiettato al futuro non può permettersi di arretrare culturalmente “lisciando il pelo” alla miopia iconografica patriarcale, perché questo significa il Dipartimento Mamme: riattribuire alle sole donne una responsabilità genitoriale che è importante per donne, uomini e per la società tutta. Come non ero d’accordo in Assemblea Nazionale quando si delineò l’impostazione, rifiuto ora questa valorizzazione settaria e funzionale delle donne. Si vedrà poi nel merito come saranno declinate le politiche, ma il simbolico nel linguaggio è così rilevante da poter condizionare pesantemente l’immaginario e provocare regressioni culturali enormi. Parlando per paradosso e con un briciolo di ironia, se passa il concetto che la donna vale solo in quanto genitrice, allora… scusate il disturbo!

ReggioperOrlando_22apr17Detto questo, ad essere criticabile nel progetto organizzativo del Partito è proprio il fatto di tradurre quella tentazione all’uso di parole d’ordine semplificanti e, a volte, fuorvianti, cui il Segretario non sa resistere. Ben vengano i Dipartimenti a guida paritaria, a patto che non facciano spezzatino di politiche integrate e non dimentichino ambiti rilevanti di azione come la promozione dei diritti umani e la lotta trasversale alle diseguaglianze. Tutto si può discutere, ritengo, anche prendendo atto di un’affermazione congressuale indiscutibile. A chi conviene il pensiero unico? Non certamente all’unica forza politica italiana democratica, europeista, portatrice sana di valori antifascisti e di giustizia sociale. E le sollecitazioni servono, dal momento che il Segretario decide ora di convocare in autunno una Conferenza programmatica chiesta già prima del congresso da Andrea Orlando e molti di noi. Rifuggiamo allora da tentazioni populistiche che non ci appartengono, ascoltiamoci e lavoriamo a testa bassa, promettendo ciò che possiamo mantenere senza mai rinunciare all’ideale, all’ambizione di ciò che siamo.