Bambini_allasilo(Bologna) Noi pensiamo che i diritti dell’infanzia debbano sempre prevalere. Per questo in commissione Parità e Diritti delle Persone, abbiamo dato parere negativo sul progetto di legge di modifica dell’attuale normativa sui servizi educativi per la prima infanzia (Legge regionale 19/2016) presentato dal gruppo Lega nord. Secondo i proponenti l’obiettivo sarebbe favorire nell’accesso ai servizi per la prima infanzia i figli di chi risiede o svolge attività lavorativa in regione da almeno 10 anni, in modo che gli emiliano-romagnoli abbiano la precedenza. Come ha sottolineato la consigliera già relatrice della legge 19, Francesca Marchetti, con le norme in vigore la Regione ha introdotto maggiore flessibilità organizzativa per ampliare l’offerta dei Nidi e l’inclusione sociale, seguendo un approccio ben diverso.

emilia-romagna-regione-535x300Il testo della Lega evita di citare i bambini stranieri, ma basare il ragionamento sulla residenzialità appare un ‘escamotage’ per non esprimere la nota posizione escludente e anti-immigrati. Inoltre la proposta non valuta che il criterio di residenza per 10 anni riguarderebbe anche i genitori che provengono da altre regioni italiane, non pochi data l’attrattività economica del nostro tessuto produttivo. Come abbiamo poi affermato nel dibattito in Commissione, c’è un superiore interesse del bambino e della bambina da tutelare, oltre che i diritti di persone che spesso non dispongono di aiuti familiari. Escludere dai nostri servizi le famiglie, straniere o meno, residenti da pochi anni va contro ogni politica di integrazione. Il problema delle liste d’attesa va risolto individuando strumenti più efficaci di accessibilità, senza restringere ulteriormente il campo.