Biblioteca_23gen17(Bologna, 23 gennaio) Il seminario svolto nella Biblioteca dell’Assemblea legislativa ha affrontato la cosiddetta “segregazione formativa”, una realtà italiana ed internazionale che vede le bambine fin dalle scuole elementari e poi le adolescenti, propendere per gli studi delle discipline di tipo umanistico e sociale, mentre i ragazzi preferiscono le materie scientifiche. Incidere sugli stereotipi e fattori culturali che determinano le scelte di studio e formazione è importante, perché tali scelte influenzano il futuro professionale delle persone. E solo liberando appieno le potenzialità di ognuno/a sosteniamo l’innovazione e lo sviluppo del Paese. In questo senso il monitoraggio dei dati di ricerca sul gap tra maschi e femmine nell’istruzione è indispensabile per politiche pubbliche che in modo sistemico sostengano la parità fin dai primi anni di vita, superando “trappole” e stereotipi che ancora oggi orientano le future donne ad escludere alcuni settori tecnico-scientifici a favore di altri tradizionalmente femminili, quali insegnamento e cura.

Biblioteca_23gen2017Il 72% dei ragazzi contro il 66% delle ragazze risulta interessato all’apprendimento scientifico, come ricordato da Stefania Mignani e Mariagiulia Matteucci dell’Università di Bologna citando la ricerca Ocse-Pisa (Programme for International Student Assessment) sui quindicenni italiani riferita al 2015. La ricercatrice Marta Desimoni ha spiegato che la stessa tendenza risulta nei dati che emergono dai test Invalsi. In Emilia-Romagna, secondo un’indagine Almalaurea 2015, rispetto ai laureati di sesso maschile ci sono più laureate, con voti più alti, maggiore regolarità negli studi e con più competenze nelle lingue straniere; però a tre anni dalla laurea magistrale la percentuale di coloro che lavorano è superiore tra i ragazzi, che guadagnano anche di più e con contratti più stabili:

ottengono un contratto di lavoro a tempo indeterminato in media il 42,7% di uomini contro il 32,7% tra le donne. Si conferma anche il gap salariale, ad esempio per l’Ateneo di Bologna i laureati maschi guadagnano in media 1.435 euro mensili netti contro i 1.110 euro mensili percepiti dalle colleghe. Nel Bilancio di genere che la Regione sta per realizzare attuando la legge quadro 6/2014, misureremo l’impatto di tutte le nostre azioni e politiche per la parità, compreso questo ambito nevralgico della formazione, dove c’è ancora molto da fare per irrobustire e dispiegare le competenze femminili.