(14 dicembre) L’Assemblea legislativa ha discusso e approvato la legge “Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito”, che per la prima volta introduce un sostegno universalistico per il superamento della povertà, destinato ad almeno 65mila persone. I lunghi anni della crisi hanno prodotto grandi disagi e aumentato del doppio il numero di persone indigenti. Come ha sottolineato il relatore e capogruppo PD Stefano Caliandro, in Emilia-Romagna sono circa 70mila le famiglie in condizioni di povertà e fragilità non solo materiale, ma che attiene alla sfera dei diritti e della dignità umana. Per questo ho firmato un ordine del giorno, poi approvato da PD e Sel, che impegna la Giunta a verificare, sulla base del primo rapporto sull’attuazione della legge, la possibilità che il reddito di solidarietà sia esteso ad ambiti ulteriori di disagio, e ad attivarsi nei confronti del Governo affinché consenta alle Regioni l’utilizzo delle risorse nazionali stanziate per l’inclusione attiva (Sia), ma non spese, destinandole ad azioni di sostegno all’occupazione giovanile.
La nuova legge mette dunque a disposizione fra i 30 e i 35 milioni all’anno che si aggiungono ai 37 previsti dal Sia nazionale. La misura introdotta non ha carattere assistenzialistico, perché prevede l’attivazione di un patto sociale con i destinatari per la ricerca di lavoro o la frequenza scolastica e formativa, volendo rispondere a diversi tipi di fragilità. Si rivolge a tutti i nuclei familiari, anche quelli unipersonali, con Isee corrente inferiore o uguale a 3.000 euro. Si tratta a nostro parere di un primo passo, un aiuto concreto per tante donne e uomini che non ce la fanno da soli, un’opportunità offerta loro di emanciparsi da una dolorosa marginalità economica e sociale. Di seguito riporto i dettagli (a questo link sarà scaricabile la legge) per la domanda e l’accesso al Reddito di solidarietà che, come dicevo, dovrà essere accompagnato da un progetto di inserimento sociale e lavorativo, concordato
e sottoscritto dai componenti maggiorenni del nucleo familiare, dal referente del Servizio sociale territoriale del Comune e, in caso di proposte per l’inserimento lavorativo, dal Centro per l’impiego. La misura dà quindi luogo a un vero e proprio patto tra erogatori e beneficiari: a fronte della corresponsione del contributo economico, ci deve essere uno specifico impegno del nucleo familiare a perseguire progetti di inclusione sociale e lavorativa. Possono accedere al Reddito di solidarietà i nuclei familiari anche unipersonali, di cui almeno un componente sia residente in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi, con Isee corrente inferiore o uguale a 3mila euro. Nel caso componenti il nucleo familiare percepiscano altri trattamenti economici di natura previdenziale, indennitaria e assistenziale (pensione, accompagnamento, ecc.), il valore complessivo per il nucleo familiare dei medesimi trattamenti nel mese antecedente la richiesta deve essere inferiore a 600 euro mensili. L’accesso al Reddito di solidarietà è incompatibile con la fruizione da parte di ciascun membro del nucleo familiare della Naspi (nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego) o dell’assegno di disoccupazione (Asdi), o di altro ammortizzatore sociale con riferimento agli strumenti di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria. L’ammontare massimo mensile è pari a 400 euro per nucleo familiare. L’intervento sarà concesso per non più di 12 mesi, superati i quali il sostegno potrà essere richiesto solo trascorsi almeno altri 6 mesi. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale emanerà un regolamento attuativo della norma.
La domanda per ottenere il Res deve essere presentata da uno dei componenti il nucleo familiare al Comune territorialmente competente, tramite apposito modello corredato dalle dichiarazioni individuate nel regolamento attuativo. Il Res sarà erogato dai Servizi sociali dei Comuni nell’ambito del percorso concordato, finalizzato a superare le condizioni di difficoltà del un nucleo familiare. All’interno delle misure del progetto di attivazione sociale assumono rilievo: incontri con il servizio sociale; frequenza scolastica; progetti di ricerca attiva del lavoro e di accettazione di offerte di lavoro; iniziative di prevenzione e cura della salute; sostegno dei minori; cura del proprio alloggio. Nel caso di mancata sottoscrizione del patto, di mancato rispetto degli obblighi previsti dal progetto di attivazione sociale e inserimento lavorativo, o comunque di comportamenti, da parte dei componenti il nucleo familiare, incompatibili con il progetto, si incorre in decadenza dal beneficio. Per rendere efficace il nuovo sistema, sono previsti il monitoraggio e un’attenta valutazione degli effetti, in modo da introdurre eventuali correttivi e indirizzare sempre le risorse a disposizione a chi ne ha veramente bisogno.
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