(Bologna, 2 novembre 2016) Sempre più presenti nelle professioni intellettuali ma continuano a guadagnare meno dei colleghi, con differenze che arrivano oltre il 50%. La disparità retributiva tra donne e uomini liberi professionisti -e le gravi ricadute in termini previdenziali e di sostenibilità del sistema economico- è stata al centro di un’audizione in Assemblea della commissione pari opportunità del Comitato unico delle professioni intellettuali (Cup) di Modena, convocata in forma congiunta dalle commissioni “Parità e Diritti delle Persone” e “Politiche economiche”. Come dimostrato dalla ricerca curata dalla prof.ssa Tindara Addabbo del Dipartimento di Economia di UNIMORE, la differenza di reddito in Italia va da un minimo del 24% per i giornalisti a un massimo del 57% per gli avvocati, registrando valori sempre a sfavore delle donne (ad esempio del 22% per i geometri, 38% per i veterinari, 37% per i consulenti del lavoro). “Guadagnando mediamente la metà le donne ‘godranno’ di un trattamento pensionistico di gran lunga inferiore – sottolinea Mirella Guicciardi, presidente della commissione parità del Cup. Capita poi che intorno ai 40/50 anni, proprio quando di solito si colgono i maggiori benefici, le donne siano costrette ad abbandonare la professione per difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura familiare”.
Inoltre con difficoltà le donne vedono riconosciuta autorevolezza nei cantieri, negli ospedali, nei tribunali, nelle redazioni; sono infatti sottorappresentate negli organismi direttivi di Ordini e Collegi professionali e nelle realtà amministrative e categoriali. Coerentemente con l’approccio trasversale, di mainstreming, dettato dalla Legge quadro regionale sulla Parità di genere, ho proposto di avviare un approfondimento sulle cause che determinano il fenomeno del ‘gender pay gap’ nel lavoro e tra i professionisti in Emilia-Romagna, stipulando un Protocollo con i rappresentanti delle professioni e l’Università”. Un protocollo che consenta di acquisire e studiare i dati nelle diverse province e individuare insieme azioni e misure concrete per rimuovere gli ostacoli alla parità, sin dalla fase della formazione e orientamento. Sulla stessa lunghezza d’onda Luciana Serri, presidente della II commissione.
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