(Campegine, 19 settembre 2016) Il comitato “Camminiamo Insieme” mi ha invitato a partecipare ad una serata informativa sui temi della salute e delle politiche socio-assistenziali, per delineare opportunità e prospettive di innovazione che potranno scaturire dalla fusione delle comunità di Sant’Ilario d’Enza, Gattatico e Campegine se le popolazioni interessate si esprimeranno per il sì al referendum del 16 ottobre. Al ‘Parco della Pace’ ne abbiamo parlato con Daniela Riccò, ex direttrice sanitaria Ausl di Reggio Emilia, il Sindaco Paolo Cervi e i suoi colleghi Gianni Maiola e Marcello Moretti, il portavoce del comitato Antonio Fontechiari, moderati dal consigliere comunale Lionello Lasagni. La d.ssa Riccò ha analizzato i dati relativi ai Servizi negli otto comuni del distretto della Val d’Enza rilevando che nel 2010 la spesa totale è stata di 20 milioni e 700mila euro, calata di ben un milione e 700mila in cinque anni, risorse che sono mancate alla comunità.
Un’importante voce di questa spesa sono i servizi in favore delle persone non autosufficienti, disabili e con responsabilità familiari, la cui domanda è in crescita. Da qui l’esigenza di proposte innovative e di concentrare più risorse, per garantire la loro continuità e qualità. Per parte mia ho sottolineato l’importanza dell’universalità ed equità dei servizi nella politica della Regione. Il progetto di fusione consolida, trasformandoli, i servizi essenziali e per questo va sostenuto. Il percorso è coraggioso, l’innovazione ha sempre margini di rischio ma al tempo stesso di costruzione di una prospettiva: il nostro faro sono i bisogni delle persone e non vi è dubbio sul fatto che, per soddisfarli, occorrono risorse aggiuntive e un’esperienza di area vasta che permette di contare di più. La Regione ha intrapreso il percorso di rinnovo del piano sociosanitario, un’occasione importante per avanzare progetti sperimentali di cui il nuovo comune può essere il promotore. Secondo il Sindaco Cervi
i numeri dicono che le esigenze stanno aumentando e sono sempre meno legate al territorio ma hanno uniformità provinciale. L’Unione sta svolgendo un lavoro egregio ma ha dei limiti, legati alle entità comunali esistenti, che “fa viaggiare alla marcia più bassa”. Dal percorso di fusione deve emergere una spinta propulsiva a ripensare le politiche sociali, aumentare la qualità dei Servizi e aprire a nuove assunzioni.
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