(COMUNICATO Bologna, 21 settembre 2016) Elena Salmaso, Liana Bartolini, Simona Rossi, Bernadette Fella, Barbara Fontana, Elisa Pavarani, Giulia Ballestri. Sono i nomi delle donne vittime di femminicidio in Emilia-Romagna, sette dall’inizio dell’anno, la più giovane aveva 39 anni la più anziana 73. Roberta Mori, presidente della Commissione parità e diritti delle persone, ha voluto dedicare loro un minuto di silenzio in apertura della Conferenza regionale delle elette convocata oggi in Assemblea legislativa per discutere sulle azioni di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne messe in campo in Emilia-Romagna. Progetti territoriali in ambito di accoglienza e assistenza ma anche di tipo culturale ed educativo che a breve troveranno il sostegno economico della Regione grazie ad un bando presentato oggi dall’assessora al bilancio e pari opportunità Emma Petitti, che metterà a disposizione delle diverse iniziative nei territori 1 milione di euro come previsto dal Piano regionale contro la violenza di genere approvato dall’Assemblea nel maggio scorso.
Hanno aderito e partecipato alla Conferenza regionale consigliere, sindache e assessore con delega alle pari opportunità di molti Comuni dell’Emilia-Romagna, da Rimini a Piacenza. “Le dinamiche della violenza restano le stesse indipendentemente dall’età, dall’estrazione sociale e dalla cultura dei soggetti coinvolti. – ha detto Roberta Mori – I perché della violenza sono da ricercare nei nodi della relazione tra uomini e donne che, invece di essere improntata sul rispetto reciproco si basa su una concezione della donna come oggetto da possedere e controllare. Fino a che la cultura che nutre e legittima questi pregiudizi e discriminazioni non verrà smantellata la violenza continuerà a ripetersi a spese delle donne. Ecco perché – ha ribadito la presidente Mori – occorre una progettualità di contrasto alla violenza integrata, e non frammentaria, tra i diversi soggetti che abbia ricadute percepibili e sempre più pervasive nei territori. Il bando della Regione prevede “una forte integrazione fra soggetti pubblici e privati e capacità di fare rete”. Accanto alla qualità dei progetti sarà attribuita una premialità a quei progetti che dimostrano di avere una strategia di lavoro comune, quindi non azioni spot ma serie di interventi da portare avanti in un arco temporale che vede l’avvio nel 2016. Ci sarà tempo fino al 15 ottobre per presentare i progetti.
Dalle case rifugio per donne maltrattate, alle attività educative nelle scuole per insegnare a ragazze e ragazzi ad abbattere i pregiudizi di genere; dai servizi di aiuto agli uomini maltrattanti, ai tavoli di coordinamento tra i diversi operatori coinvolti; dall’assistenza legale ai servizi abitativi e lavorativi per permettere alle donne maltrattate di rifarsi una vita in autonomia, ai progetti dedicati alle donne migranti e al dialogo interreligioso. È davvero ricco lo spaccato delle pratiche attive nei diversi terrori che costituiscono la base di partenza per la presentazione dei progetti che si candidano al finanziamento. Un punto di vista comune alle elette che hanno preso la parola in Conferenza, è quello di poter garantire sostegno alle donne in uscita dai centri antiviolenza, donne che hanno bisogno di una casa e di lavoro per poter essere autosufficienti. In alcuni comuni i regolamenti per gli alloggi pubblici – è stato fatto presente -consentono un maggior punteggio per le donne che hanno subito violenza ma non è dappertutto così. Anche per l’inserimento lavorativo ci sono iniziative adottate dai diversi amministratori, ma il tema rimane di rilievo e necessiterebbe – è stato sottolineato – di azioni specifiche a livello regionale. Cruciale, per tutte le amministratrici intervenute, l’approccio educativo nella prevenzione alla violenza tra i giovani e giovanissimi.
“Al centro dei lavori sia della Commissione Parità che della prossima Conferenza delle elette – ha annunciato la presidente Mori, in conclusione dell’incontro, – ci saranno l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere e il Bilancio di genere della Regione Emilia-Romagna, strumenti entrambi previsti dalla Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere.” Infine cogliendo le sollecitazioni avanzate in molti interventi, Mori ha anche annunciato un’iniziativa di confronto sui temi della prevenzione alla violenza di genere con il mondo della scuola, cui saranno invitati insegnati ed educatori in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.
GLI INTERVENTI
“L’approccio educativo nella prevenzione alla violenza è un tema divisivo – ha fatto presente Ouided Bakkali (comune di Ravenna) e chiediamo di essere supportati come enti locali perché, ad esempio, abbiamo avuto associazioni contro un progetto su stereotipi di genere, mentre vogliamo essere uniti sull’obiettivo di fare cultura e radicarla”. L’assessora di Ravenna ha poi segnalato il progetto di refertazione psicologica avviato nel suo comune per supportare donne che hanno subito violenza nel percorso di denuncia, in aggiunta alla refertazione medica. Da Milena Casalini (Rubiera) è venuta la richiesta che “il finanziamento regionale ai progetti sia strutturale e a ciclo continuo”. Domenica Spinelli (Sindaca di Coriano) ha tra l’altro segnalato l’esigenza di servizi per supportare anche gli uomini maltrattanti. A volte, ha detto prendendo a riferimento un caso avvenuto nel suo comune, si tratta di persone con figli, affetti da disturbi psicologici e soggetti a dipendenze, che richiedono un ampio spettro di interventi. Ilaria Morghen (Ferrara) ha parlato della proposta di istituire un ‘garante vittime del reato di violenza e loro familiari’ per assicurare il diritto di accesso alla giustizia a partire da un approccio sul danno che – andrebbe inquadrato in un’ottica di salute pubblica e di conseguenza anche misurato in termini economici, di Pil come già si fa in altri Paesi, per le conseguenze che ingenera a livello sociale. Tra le altre intervenute Lucia Mirti (Fontevivo – Parma) ha segnalato l’importanza della rete promossa nel suo territorio tra i diversi soggetti attivi nel campo della tutela e della prevenzione, una rete trasversale – ha detto – che va allargata anche ai magistrati e ai medici di famiglia che hanno ruolo importantissimo. Stefania Gasparini (Carpi) ha ricordato il progetto di “peer education” nelle scuole sviluppato con l’Usl nelle scuole superiori, in questo caso, “molto apprezzato e senza mai una polemica dai genitori”. Sara Donati (Rimini) ha sottolineato l’importanza di valorizzare i casi di donne che sono riuscite ad uscire dalla violenza e di aumentare il coinvolgimento degli uomini nei progetti. Alla conferenza è giunto il saluto della presidente dell’Assemblea legislativa, Simonetta Saliera: “La violenza contro le donne – si legge nel suo messaggio – è un crimine ignobile perché perpetua antichi pregiudizi e vecchi luoghi comuni ed è una fondamentale violazione dei diritti umani. Per questo è molto importante non abbassare la guardia, continuare le battaglie di cultura e di civiltà e sostenere con tutti i mezzi chi ha il coraggio di chiedere giustizia per un crimine così inumano e doloroso”.
Leave A Comment