(Festareggio, 25 agosto 2016) Il dibattito di Iniziativa Laica ha rappresentato l’occasione di andare oltre le questioni discriminatorie che, con particolare risalto nell’ultimo mese, hanno riguardato le donne; e oltre le polemiche sul burkini indossato da molte musulmane sulle spiagge o nei corsi di nuoto (vedi il mio intervento su Prima Pagina Reggio del 24 agosto). Stimolate dalle domande di Claudia Barchi e grazie al pensiero profondo della filosofa Annarosa Buttarelli, abbiamo fatto il punto sul significato di “governare senza avidità” e sul contributo che le donne possono offrire per un cambio di paradigma al potere. Annarosa rappresenta un’intelligenza femminile che ha già superato gli orizzonti storici del gap di genere per proiettare le stesse riflessioni sugli uomini, che si devono pre-occupare della loro distanza dalle donne: il patriarcato è finito anche se permangono i residui della cultura patriarcale e gli uomini ne sono rimasti orfani e smarriti.
Se quella maschile è “ferma”, l’intelligenza femminile è in corsa, con molti margini in cui realizzarsi e farsi carico anche della fragilità maschile. La Buttarelli ha fatto l’esempio della Germania, dove hanno ripristinato modalità educative differenti per maschi e femmine, tenendo conto che le femmine sono più pronte e adeguate, mentre i maschi, se non aiutati, restano indietro e a rischio di marginalità sociale. Per quanto mi riguarda, pur aderendo in linea di principio al pensiero di Annarosa, ho sottolineato quanto nella realtà attuale le statistiche ci restituiscono una condizione femminile fortemente discriminata. Il patriarcato continua a mietere effetti nefasti, che vanno contrastati con misure strutturali, incentivi e politiche culturali. Il dibattito, che ha trovato nella cornice della laicità spunti di lavoro e collaborazione importanti, ha focalizzato un punto: il cambiamento e l’efficienza fine se stessi non producono niente di concreto, sono le trasformazioni ad incidere nella società, e queste sono il frutto di un pensiero profondo, analitico e non populista. L’unico a poter colmare le distanze.
Cara Roberta un piccolo appunto “il cambiamento e l’efficienza fine se stessi non producono niente di concreto”, purtroppo qualcosa di concreto (ovviamente non positivo) l’hanno prodotto, questa era della globalizzazione ha prodotto l’indifferenza, tra l’altro già posta in risalto da Papa Francesco, ha prodotto la spersonalizzazione, l’individuo viene riconosciuto, costruito da messaggi di mercato, piano piano diventa ciò che vuole il mercato, siamo ritornati al vecchio Hegel “l’apparenza diventa sostanza”