Presentata a Montecitorio una proposta di legge nazionale sulla medicina di genere. Roberta Mori: “In Emilia-Romagna abbiamo assunto il principio dell’appropriatezza della cura con la legge quadro per la parità, ora va realizzato nei Piani sanitari.”
(Comunicato stampa ROMA, 10 MAG 2016) Gli uomini e le donne sono diversi anche nel modo di ammalarsi e rispondere a farmaci e cure mediche. Da questa evidenza scientifica prende le mosse la proposta di legge presentata oggi in conferenza stampa a Montecitorio dalla prima firmataria, onorevole PD Paola Boldrini, assieme al collega in Commissione Affari sociali Federico Gelli e alla presidente della Commissione Parità della Regione Emilia-Romagna Roberta Mori, presenti anche la psicologa dell’Ausl di Ferrara Fulvia Signani, il professor Roberto Manfredini dell’Università di Ferrara e Teresita Mazzei, ordinario di farmacologia all’Università di Firenze.
“Questa legge – ha spiegato la Boldrini – prevede divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie inerenti la ricerca, la prevenzione, la diagnosi e la cura basate sulle differenze derivanti dal sesso e dal genere”. In particolare, “richiede al Ministero della Salute di adottare linee guida attente al genere per la gestione delle diverse patologie e l’istituzione di un Osservatorio nazionale, con il compito di raccogliere, coordinare e trasferire dati epidemiologici e clinici al fine di assicurare il raggiungimento dell’equità nel diritto alla salute”.
“Si tratta dell’approccio conosciuto come medicina di genere che la Regione Emilia-Romagna ha assunto con l’articolo 10 della legge quadro per la parità n. 6/2014 – ha dichiarato la presidente Mori che, anche come coordinatrice nazionale delle Commissioni di pari opportunità regionali, considera il testo presentato alla Camera “un passo fondamentale verso l’appropriatezza e l’efficacia delle prestazioni sanitarie nel nostro Paese.” Come illustrato dagli esperti presenti in conferenza stampa, le donne si ammalano con sintomi e per motivi diversi dagli uomini, inoltre assumono più farmaci e li assorbono in maniera differente andando incontro spesso ad effetti avversi, anche perché in gran parte i farmaci sono ancora studiati sugli uomini. “Un sistema di ricerca e sanitario che si fonda sull’approccio al genere in modo strutturale e trasversale – ha evidenziato ancora Mori nel suo intervento – è un sistema equo che fa prevenzione, risparmia nei costi e aumenta il benessere di tutti, uomini e donne.”
La proposta di legge “Disposizioni per favorire l’applicazione e la diffusione della medicina di genere” ne prevede l’inserimento all’interno del Patto della Salute e un ruolo forte di promozione del Ministero, in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e Province Autonome, verso l’attuazione di Piani sanitari e di prevenzione regionali che tengono conto del genere come fattore determinante.