Aula_Roberta_2016(Bologna, 12 gennaio 2016) Nella sua prima seduta dell’anno l’Assemblea ha discusso e poi respinto a maggioranza una risoluzione del M5stelle che impegnava la Regione a promuovere e regolamentare l’attivazione del c.d. baratto amministrativo da parte dei Comuni emiliano-romagnoli. Questa misura, introdotta dal Decreto Sblocca Italia del Governo, da circa sei mesi offre ai Comuni la possibilità di ridurre l’imposizione tributaria a quei cittadini associati che prestano servizi di pubblica utilità riconducibili agli stessi tributi locali. Ne sono esempio progetti di riqualificazione di spazi pubblici, di manutenzione e pulizia di luoghi di fruizione collettiva come parchi e giardini, lavori utili e perciò ricompensati con una forte agevolazione fiscale sulla Tari, sull’Imu, ecc. Si tratta di una forma di scambio virtuoso tra cittadini che partecipano alla vita di comunità e Amministrazioni e che presenta indubbi vantaggi, come ho spiegato nel mio intervento in Aula.

barattoLa Risoluzione proposta dai 5Stelle aveva però molti difetti, primo fra tutti il pesante ruolo regolatorio affidato alla Regione su un’autonoma facoltà dei Comuni, i quali hanno l’interesse ad attivare questi baratti alle condizioni e con i servizi/tributi più adeguati alle loro specifiche realtà. Una stessa regola regionale può essere efficace in una comunità e deleteria in un’altra. Inoltre, il testo faceva rientrare nello stesso ambito di intervento istituti propri del lavoro non assimilabili (quali i “patti di servizio” tra amministrazioni e beneficiari di indennità di welfare), senza considerare gli strumenti, gli incentivi in essere e le politiche per incrementare l’occupazione, di competenza regionale, già attivate attraverso il Patto per il lavoro. Il baratto amministrativo è cosa ben diversa, in quanto strumento di competenza comunale che può alleviare situazioni di disagio delle persone (non certo risolverle) e al tempo stesso contribuire a risolvere situazioni di degrado del territorio a fronte di risorse pubbliche insufficienti. Ha un valore in più: quello di stimolare dal basso, su base volontaria, la partecipazione attiva dei cittadini, la loro consapevolezza e responsabilità sul “bene comune”. Per questi motivi, a parere mio e del PD, la Regione dovrà monitorare attentamente le esperienze che nasceranno, mettere a disposizione dei Comuni come di consueto un supporto tecnico, promuovere anche miglioramenti della legge nazionale come e quando le stesse comunità locali ne segnaleranno l’esigenza.