sedeAssemblea(Bologna, 24 novembre 2015) Umanizzazione della pena, reti sociali e reinserimento, tutela del diritto alla salute in carcere: sono queste i tre temi su cui si articola la relazione sul sistema penitenziario regionale che l’assessora al Welfare Elisabetta Gualmini ha presentato alle commissioni Sanità e politiche sociali e Parità e diritti delle persone. Un aspetto positivo è la diminuzione del numero dei detenuti e dunque l’uscita dall’emergenza sovraffollamento di molte strutture. Tra le criticità, l’organico insufficiente della polizia penitenziaria e le attività in cui impiegare i detenuti in vista del loro reinserimento. Anche le rappresentanti dell’Amministrazione penitenziaria hanno motivato la necessità di potenziare le politiche per l’occupazione e la formazione.

carcere311La Garante delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, ha sottolineato come “l’aumento di detenuti con condanna definitiva non sia tanto dovuto al miglioramento del sistema della giustizia quanto alla diminuzione delle misure cautelari, dovuta anche ai disservizi della magistratura di sorveglianza per cui molti che potrebbero uscire non lo fanno”. Inoltre “la maggior parte dei detenuti stranieri (il 46,7% del totale) non ha radicamento sul territorio, ipotizzare misure alternative per loro è difficile, e in generale è difficile garantire una terapia trattamentale costante, il tempo fuori dalla cella è tempo vuoto.” C’è molta attesa per il protocollo che permetterà di utilizzare i detenuti per la manutenzione ordinaria. La Garante ricorda “che è ancora irrisolto il tema di Castelfranco, una casa lavoro senza lavoro”. In apertura di dibattito ho anticipato che la Commissione Parità sarà impegnata su questi temi, con una particolare attenzione per le donne in carcere, su cui la Garante sta svolgendo una ricerca. I NUMERI DEL SISTEMA PENITENZIARIO EMILIANO-ROMAGNOLO.

Sono 2.884 i detenuti presenti negli 11 istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna, a fronte di una capienza regolamentare di 2.795 posti: 1.776 risultano con almeno una condanna definitiva (61,58%) e poco meno del 44% presenta una pena residua sotto i 5 anni. I reati più frequenti sono quelli contro il patrimonio (1.652, di cui 600 commessi da stranieri), contro la persona (1.371, di cui 569 stranieri) e quelli in violazione della legge sulla droga (951, di cui 525 stranieri). I detenuti in carcere per associazione di stampo mafioso sono 264. Il 46,7% della popolazione carceraria è straniera, ben al di sopra della media nazionale (32%), ma comunque in calo: si passa dal 51,2% del 2012 al 46,7% del 2014; il 4% sono donne. La popolazione straniera detenuta si concentra per oltre il 40% nella fascia di età sotto i 40 anni. La maggior parte dei detenuti ha un titolo di studio che non va oltre la licenza media: 31 hanno una laurea, 160 un diploma di scuola superiore, 27 un titolo di istituto professionale e gli analfabeti sono 27.  I detenuti in regione sono per il 41% celibi/nubili, per il 26% coniugati, per l’8,4% divorziati/separati e per l’8% conviventi. Le donne ristrette sono 117, ovvero il 4% del totale. Sono 716 i detenuti che, nel 2014, hanno lavorato nelle carceri della regione alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, pari a circa il 25% del totale (in Italia sono poco meno del 23% del totale). L’indice di sovraffollamento a fine 2014 in Emilia-Romagna è pari a 103 detenuti ogni 100 posti (a livello nazionale è 108). Gli istituti con i tassi più elevati sono Parma (122), Ravenna e Bologna (137). Nel 2014 è stata disposta una misura di espiazione della pena alternativa alla detenzione in 1.685 casi: l’affidamento in prova al servizio sociale è stato concesso a 617 persone, della detenzione domiciliare usufruiscono invece 450, 324 dei lavori di pubblica utilità. Il detenuto a cui viene concessa una misura alternativa al carcere ha una recidività minore rispetto a chi sconta la propria pena all’interno di una cella (19% in caso di pena alternativa), mentre raggiunge il 68,4% quando la stessa viene eseguita in carcere. Nel 2014 un detenuto si è tolto la vita in Emilia-Romagna, nel carcere di Parma. I tentativi di suicidio sono stati 117, gli atti di autolesionismo 865.

Nell’anno 2014 all’interno delle politiche regionali in ambito sociale le risorse messe a disposizione per l’area penale sono state pari a oltre 1,6 milioni di euro. Dal 2010 al 2013 le risorse regionali e comunali hanno subito una graduale diminuzione, compensate tuttavia dalle risorse provenienti dal Fondo sociale europeo. ll 2014 per i fondi europei è stato invece un anno di transizione, perchè la programmazione copriva il settennio 2007-2013, ma al fine di dare attuazione al “Protocollo d’intesa tra il ministero della Giustizia e la Regione Emilia-Romagna per l’attuazione di misure volte all’umanizzazione della pena e al reinserimento sociale delle persone detenute” è stato incrementato lo stanziamento a favore dei comuni sedi di carcere per i progetti promossi all’interno di Programmi attuativi annuali di Piani di zona distrettuali.

Salute in carcere – i numeri (al 31/12/2014)

Per quanto riguarda gli interventi in ambito sanitario, si segnala l’intenzione di sviluppare interventi assistenziali pluridisciplinari con caratteristiche simili a quelle disponibili sul territorio per i cittadini liberi, quali le Case della salute, che saranno presidio delle Ausl all’interno di carceri.  Nel 2014 sono state aperte 9.255 cartelle cliniche, e in una distribuzione per classi di età risulta prevalente quella tra 25 e 44 anni. Particolare attenzione è riservata alle patologie croniche con peso assistenziale maggiore e nel confronto fra le dosi di farmaci assunte in carcere rispetto al territorio è netta la differenza che riguarda i farmaci che agiscono sul sistema nervoso a causa della prevalenza di patologie psichiatriche (19% del totale). Mediamente in Emilia-Romagna l’8,8% dei detenuti presenti al 31 dicembre 2014 ha presentato almeno una diagnosi psichiatrica nell’anno. L’anno scorso è stato sviluppato il progetto “Promotori di salute in carcere”, finanziato dal ministero della Salute, che ha il fine di ridurre la disuguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari. La Regione Emilia-Romagna ha destinato per l’anno 2014 alla Sanità penitenziaria l’importo complessivo di 17 milioni di euro, provvedendo ad integrare il finanziamento del Fondo sanitario nazionale vincolato alla sanità penitenziaria, pari a 10 milioni di euro, con altri 5.959.996 di euro. Per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, la Regione Emilia-Romagna ha predisposto l’apertura di due “Residenze con percorsi dedicati”, una presso l’Ausl di Parma con 10 posti e una presso l’Ausl di Bologna, con 14 posti, in attesa della costruzione a Reggio Emilia della Rems definitiva.