emilia-romagna-regione-535x300(Bologna, 11 novembre 2015) Lavoro e salute tra gli ambiti di genere su cui si è concentrata la Regione Emilia-Romagna nella stesura del proprio ultimo bilancio e, a illustrarne i dati relativi al resoconto 2014, è stata  l’assessora Emma Petitti, chiamata dalla commissione Parità e Diritti delle persone a fare il punto. La Giunta “per ora è davanti a una serie di approfondimenti, che ci permetteranno un vero bilancio di genere a partire dal 2016, quando approveremo il primo bilancio completamente di competenza di questa legislatura”. E’ chiaro come questo sia un passaggio molto importante per l’attuazione della legge quadro 6/2014 che, per sviluppare politiche di parità ed equità appropriate, richiede un bilancio in grado di leggere i bisogni di donne e uomini in tutti gli ambiti sociali.

bilanciaSecondo l’assessora Petitti “avere una valutazione precisa e puntuale dell’impatto sulle donne delle nostre politiche è una sfida culturale legata ai diritti, volta a superare il gap che ancora vivono le donne soprattutto dal punto di vista lavorativo”. Piena condivisione dunque con la Giunta sugli obiettivi e sul metodo: per rendere strutturali le politiche di genere è necessario promuovere una formazione permanente a 360 gradi nell’Ente Regione, un percorso impegnativo che dovrà suscitare uno slancio positivo in tutte le altre pubbliche amministrazioni. Ecco i numeri dell’analisi di bilancio. Per quanto riguarda le politiche del lavoro si riscontra un sostanziale equilibrio nella suddivisione tra uomini (51,4%) e donne (48,6%) dei fondi del programma operativo 2014-2020. Nello specifico, le donne intercettano una parte maggiore (59,5%) dei finanziamenti per i disoccupati, mentre il valore cala per le lavoratrici autonome (40,8%). Nel 2014 i contributi di assunzione per donne erogati dalla Regione sono stati 1.289: più di quelli per gli uomini, 1.183, e per un importo maggiore (8.000 contro 7.000 euro).

Relativamente alla formazione, erano ragazze il 35% degli iscritti ai corsi di istruzione e formazione professionale, il 49% ai corsi di formazione superiore, il 32% ai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore e il 40,3% dei destinatari di finanziamenti per i percorsi di apprendistato professionale. Se la redistribuzione delle borse di studio scolastiche vede un sostanziale equilibrio, dal momento che i 4 milioni di euro stanziati dalla Regione sono andati per il 49% a studentesse e per il 51% a studenti, a livello universitario sono le donne a dimostrarsi più meritevoli: delle 19.265 borse di studio erogate, ben 11.639 (59,3%) sono state assegnate a ragazze, e la percentuale sale al 66% nei contributi di mobilità internazionale. L’assessora ha poi illustrato gli interventi per la conciliazione tra vita e lavoro e per le politiche familiari, dai contributi ai servizi per l’infanzia e sostegno alla genitorialità (7,25 milioni di euro) a quelli ai centri per la famiglia (700.000 euro), dai voucher per i servizi socio-educativi alle azioni di qualificazione del lavoro di cura degli assistenti famigliari. Per quanto riguarda la salute di genere, gli sforzi si sono concentrati sui consultori familiari, sul Percorso nascita, sulle attività rivolte a donne straniere e per il contrasto dei disturbi del comportamento alimentare a prevalenza epidemiologica femminile. Attenzione anche al programma regionale vaccinazione anti HPV, tanto che i valori di copertura in Emilia-Romagna sono tra i più alti in Italia, alla campagna vaccinale antinfluenzale stagionale offerta alle donne in gravidanza, al Piano per l’eliminazione della rosolia congenita e ai Programmi di screening oncologico e i percorsi specifici per le donne a rischio eredo-familiare.

Per il contrasto alla violenza, nel 2014 la Regione Emilia-Romagna oltre a continuare a sostenere i 13 Centri antiviolenza attivi tra Rimini e Piacenza, ha finanziato il Progetto Liberiamoci dalla violenza per l’attività di trattamento degli autori di violenza, il Progetto regionale “Oltre la strada” per la tutela di vittime di tratta di esseri umani e iniziative per la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili. Infine, nell’ottica della promozione e diffusione di una cultura di genere, la Regione si è impegnata per l’adozione del mainstreaming di genere nella programmazione delle attività, grazie alla realizzazione del  Piano integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere 2014-2016, e alla diffusione di una cultura attenta alle differenze e contrasto agli stereotipi in particolare nelle giovani generazioni e nella comunicazione attraverso il Protocollo Donne e media e le Linee guida in ottica di genere della Regione.