Scandiano_AungSanSuuKyi_9feb15(9 novembre 2015) C’è un pezzo di Emilia che esulta per quanto sta accadendo in Myanmar. Parlo di tanti concittadini che in questi 25 anni non hanno mai smesso di sostenere Aung San Suu Kyi nella sua battaglia non violenta per la democrazia e ora sperano che questa icona mondiale della lotta per la libertà possa raccogliere i frutti del suo paziente lavoro, dopo che nel 1990 la giunta militare non rispettò l’esito delle elezioni. Mentre siamo in attesa che si definiscano i dettagli del risultato delle urne, appare comunque chiaro che il popolo birmano si è espresso nettamente votando in massa per questa donna tenace e coraggiosa, l’unica figura di riconciliazione in un Paese martoriato anche in quanto figlia dell’amatissimo eroe dell’indipendenza, il generale Aung San. Figura ancor più esemplare proprio perché donna, alla guida del processo di emancipazione di un intero popolo da un regime oppressivo.

Scandiano_incontroPurtroppo in questi stessi giorni è venuto a mancare il professor Giuseppe Malpeli dell’Università di Modena e Reggio, fondatore dell’Associazione per l’amicizia Italia-Birmania, che nel 2013 portò a Parma la premio Nobel per la Pace. Con lui nel dicembre scorso siamo stati nel Paese asiatico e di quella delegazione faceva parte anche un’altra grande amica della Birmania, Albertina Soliani, ora presidente dell’Istituto Cervi. Nell’occasione abbiamo avuto il privilegio di essere ricevuti nella dimora di Aung San Suu Kyi, quella dove per tanti anni è stata costretta agli arresti domiciliari, restando però una guida e una fonte di speranza per tutti quelli che non si volevano rassegnare al regime. Incontrare la “Signora”, come viene chiamata con affetto e rispetto, è stata un’esperienza molto intensa, sia per le sue qualità personali, che per l’ideale politico che incarna: realizzare in Birmania una democrazia compiuta in uno stato di diritto e, su queste basi, far uscire il paese dalla povertà. In quel colloquio, non senza emozione, le ho consegnato la Costituzione italiana, uno dei contributi più alti che l’Italia possa offrire a chi è impegnato a costruire una nazione autenticamente democratica.La solidarietà che Reggio e tutta l’Emilia hanno mostrato nei confronti della Birmania è uno degli esempi migliori di quello spirito aperto al mondo che ha sempre caratterizzato la nostra terra e che ci ha visti, ad esempio, impegnati attivamente al fianco di diversi stati africani negli anni del difficile processo di decolonizzazione. Come cittadini, cittadine e rappresentanti delle istituzioni, siamo alle prese ogni giorno con i problemi sociali dei nostri territori. Alzare lo sguardo oltre la nostra dimensione locale e costruire ponti di cooperazione e amicizia non è mai stato un esercizio di mera retorica, ma il rafforzamento della nostra identità. Quanto sta accadendo in queste ore è già la conferma che sostenere chi si batte per la libertà e il rispetto dei diritti umani non è mai tempo perso. Sono sicura che l’Emilia continuerà a fare la sua parte per Aung San Suu Kyi, per tutte le donne birmane e per la causa che ci accomuna.