Commissione_sport_14ott15(Bologna, 14 ottobre 2015) Serve un nuovo tipo di cultura sportiva, che permetta di superare le forti discriminazioni di genere che esistono sia nella pratica sportiva che nei ruoli dirigenziali: lo chiedono gli esponenti delle associazioni sportive emiliano-romagnole che abbiamo invitato in commissione Parità e Diritti delle Persone nell’ambito dell’iter di consultazioni sulla prossima legge regionale in materia di sport. Il sottosegretario alla Presidenza della Giunta Andrea Rossi, spiegando che “ad oggi ancora non abbiamo presentato un testo, ci arriveremo per la fine dell’anno” finito l’ascolto di tutte le realtà, ha dichiarato che la Regione con questa revisione legislativa “darà più trasversalità alla tematica dello sport incrociandolo con il turismo, la scuola, la sanità”.

Commissione_sport2“Non è vero che tutti nello sport hanno le stesse possibilità, il problema non è quasi mai nel momento dell’accesso ma riguarda, al contrario, chi smette: serve una analisi precisa delle ragioni che portano a tassi di abbandono così alti”, ha spiegato Mauro Rozzi, presidente dell’Uisp regionale. L’auspicio è che la nuova legge si occupi non solo delle infrastrutture ma soprattutto di chi lo sport lo pratica e il coinvolgimento del mondo delle associazioni è un ottimo punto di partenza. Secondo la responsabile nazionale politiche di genere dell’Uisp Manuela Claysset, c’è forte discriminazione sia nella pratica che nei ruoli: solo il 22% delle donne fa attività sportiva, e non c’è una sola presidente di federazione donna in tutta Italia, quando l’obiettivo che il Cio ha chiesto di raggiungere è il 25%. “Fino a 13 anni sono addirittura più le ragazze che praticano rispetto agli uomini, poi c’è un calo incredibile, condizionato da stereotipi e modelli negativi, ed è per questo che serve un lavoro culturale sullo sport: non dimentichiamo che praticare meno sport vuole dire minore prevenzione per la salute”. La rappresentante dell’Associazione Italiana Calciatori Roberta Li Calzi, ha parlato dei preoccupanti dati relativi all’abbandono e alla discriminazione, del resto le calciatrici per legge sono tutte dilettanti e vengono quindi private di tutele come la maternità,

costrette a lasciare il calcio o a scendere di categoria. Di fronte alla mancata risposta della Figc, sette squadre sulle dodici che compongono la massima serie sono pronte a scioperare in occasione della prima giornata di campionato. Il collega Antonio Mumolo ha rimarcato la potenza dello sport come strumento di integrazione e ha ricordato che nella scorsa legislatura avevamo approvato una risoluzione per garantire agli stranieri di seconda generazione un posto nelle società sportive. Il passo successivo è introdurre corsi di formazione contro il razzismo, le discriminazioni e l’illegalità.