scuola“Chi ha parlato e continua a parlare di ‘teoria gender’ in relazione al progetto educativo del Governo Renzi sulla Scuola compie una truffa culturale”. Capisco e condivido la reazione della ministra all’Istruzione Stefania Giannini, che ha inviato una circolare ai dirigenti scolastici e ipotizzato di adire le vie legali contro chi diffonde allarmismi infondati, che vengono sparsi a piene mani sui social network e su alcuni mezzi d’informazione, come possiamo tutti constatare. E’ così: ogni qualvolta si parla di educare all’affettività per contrastare stereotipi culturali e discriminazioni, che originano fenomeni di bullismo tra i più giovani e purtroppo violenze anche estreme a tutte le età, assistiamo a prese di posizione sterili e preconcette, che hanno in comune il fatto di deformare gli obiettivi dei progetti educativi.

wlaLa nostra Costituzione sancisce i diritti della persona e un principio educativo paritario, antidiscriminatorio, che rappresenta l’unico e vero obiettivo da cui non recedere e a cui tendere. La “teoria del gender” contro cui si scagliano vari esponenti associativi e politici sarebbe – secondo loro! – l’approccio che nega le differenze sessuali e biologiche per imporre una sorta di omosessualizzazione della società. In tal senso, si scagliano contro qualcosa che non esiste. Non esiste nella Buona Scuola, non ve n’è traccia nel programma di educazione affettiva e sessuale “W l’Amore”, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e realizzato in via sperimentale in collaborazione con l’Università di Bologna e alcune Asl. Non esiste come ovvio nelle politiche per la parità di genere disciplinate dalla legge quadro regionale 6/2014, che contribuisce a realizzare una società dove il rispetto, il riconoscimento reciproco di responsabilità e diritti, prevalgano sempre sull’intolleranza, la violenza, il caos.

Il rischio che corriamo lasciando eccessivo spazio ad argomentazioni fuorvianti e relative strumentalizzazioni politiche è esattamente questo: alimentare paure prive di fondamento, minare i valori democratici e laici della convivenza, proiettare le nuove generazioni in un mondo medioevale dominato dal dogma. Mi permetto di far notare come sia una ben triste battaglia di retroguardia rispetto alle stesse posizioni espresse dal Pontefice per una Chiesa accogliente nel mondo di oggi. Per concludere, rendere questi argomenti una bandiera ideologica non può che fare male prima di tutto ai ragazzi e alle ragazze, agli adulti di domani, perché si impedisce loro di prendere parte a percorsi di crescita e di consapevolezza, di sé e dell’altro.