(COMUNICATO Bologna, 14 luglio 2015) La crisi della Open.Co, nata un anno fa dalla fusione tra la reggiana Cormo e la modenese Coop Legno, è approdata in assemblea legislativa. Questa mattina la consigliera regionale PD Roberta Mori ha presentato un’interrogazione a risposta immediata per chiedere alla giunta regionale “quali strumenti intenda mettere in campo per affrontare in coordinamento con gli enti locali la crisi degli stabilimenti citati, in particolare quella occupazionale che interessa centinaia di lavoratori e lavoratrici” e “come intende coadiuvare la ripresa di un piano industriale che permetta di non disperdere gli sforzi finanziari compiuti e in particolare il patrimonio cooperativo rappresentato dalla ex Cormo di San Martino in Rio, dando una prospettiva sia a quel territorio che alla filiera delle cooperative legate al settore delle costruzioni”.
Nel suo intervento ha sottolineato come la vicenda “evidenzia ancora una volta sia la crisi che continua a mordere il settore delle costruzioni, sia la debolezza in questa fase del movimento cooperativo”. L’assessora alle Attività produttive Palma Costi ha risposto che la situazione della Open.Co è nota alla giunta regionale, nonostante non siano ancora stati aperti canali ufficiali di trattativa. All’atto della fusione, ha ricordato l’assessora, le due cooperative occupavano 700 persone, mentre ad oggi i lavoratori sono 440 a Castelvetro e 280 a San Martino (di cui 60 sono in cassa integrazione). In 7 anni di crisi le due cooperative hanno subito perdite su crediti di ben 30 milioni di euro: “Siamo consapevoli delle gravi difficoltà che sta attraversando il settore edilizia e costruzioni, tanto da aver siglato in data 2 aprile 2015 un accordo quadro per il sostegno ed il rilancio del settore cooperativo, così come l’istituzione di un tavolo generale con tutte le parti sociali che prevede interventi e forme di sostegno che potranno essere utilizzate anche nel caso della Open.Co”. In conclusione l’assessora ha ribadito che la vicenda della Open.Co “sarà seguita con attenzione” e saranno messe in campo “tutte le azioni possibili per tutelare l’occupazione”. Nella sua replica la consigliera Mori si è detta soddisfatta della risposta dell’assessora e ha sottolineato l’esigenza che la Regione “si faccia carico delle conseguenze sociali delle crisi aziendali al fianco delle comunità locali e si mettano in campo azioni per sostenere la crisi dell’edilizia e delle cooperative del settore”.
La vicenda descritta,interrogazione e risposta, lascia perplessi. Se l’interrogazione é importante per il peso e il significato della crisi aziendale e del movimento cooperativo non si notano nella risposta ne la comprensione dei motivi di crisi del movimento ne indicazioni sufficienti per il settore.Il movimento cooperativo é restato eccessivamente concentrato in un settore quello delle costruzioni che sta attraversando una crisi profonda, sarebbe stata indispensabile una diversificazione che il movimento non é riuscito ad avvertire. Si é inoltre, con la crescita aziendale, profondamente deteriorato il rapporto tra i soci e i gruppi dirigenti che in pratica sono diventati imprenditori con capitali e rischi di altri. Sono problemi certamente più della Cooperazione che della Regione ma nella risposta non si nota neanche la consapevolezza della loro esistenza.Il settore delle costruzioni poi può ricevere aiuto sostenendo le ristrutturazioni e le conversioni di alcuni immobili, ma sarebbero necessarie sia politiche di sostegno del credito che dei redditi e agevolazioni fiscali di cui non si vede nemmeno la consapevolezza. Lo Stato leggero e la riduzione della spesa pubblica che oggi tanto si pubblicizza vanno in direzione nettamente opposta.