(Bologna, 15 aprile 2015) L’Italia ha “una cultura digitale arretrata rispetto agli altri paesi europei” e il Corecom è chiamato ad “educare ai media i più giovani, compito non facile visto che richiede di mantenere un equilibrio tra una certa demonizzazione e un diffuso tecno-entusiasmo”. Parola della presidente del Comitato regionale delle telecomunicazioni, Giovanna Cosenza, intervenuta in audizione davanti alla Commissione Parità e diritti delle persone. Un incontro che fa parte del programma di collaborazione tra la stessa commissione e gli Istituti di garanzia e controllo regionali. Promuoveremo assieme al Corecom una comunicazione pubblica e digitale consapevole, in particolare per quanto riguarda la corretta rappresentazione dell’immagine femminile e l’equità di genere, in ottemperanza a quella legge quadro per la parità che lo stesso Comitato ha contribuito a redigere e la cui attuazione è una nostra sfida prioritaria.
Nel corso dell’audizione la presidente Cosenza ha sottolineato anche una difficoltà, per carenza di personale, a svolgere tutte le funzioni, proprie e delegate, di screening e monitoraggio in un settore, quello delle telecomunicazioni, “dove la normativa è un colabrodo”. Quanto agli stereotipi, sono sempre quelli e sempre più persistenti: per contrastarli il Corecom svolge un’attività di monitoraggio che nel 2014 si è tradotto nell’esame di oltre 10.000 ore di trasmissione di 20 emittenti, avanzando poi all’Agcom nazionale sei proposte di sanzione. La richiesta di educazione ai media da parte delle scuole è in forte crescita e il Corecom forma gli insegnanti. Lo scorso anno ha svolto 39 incontri con le scuole di primo e secondo grado, 13 incontri con docenti e famiglie; al centro il progetto “Relazioni per crescere. Percorsi per l’uso consapevole dei media e la prevenzione del cyberbullismo”, declinato in quattro attività: Educazione ai media, Storie di bullismo e cyberbullismo, In tribunale con il cyberbullismo, Dai conflitti alla condivisione.
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