(Bologna, 12 febbraio 2015) In Emilia-Romagna sono 170 i soggetti no profit che ogni giorno operano per il reinserimento sociale di persone detenute o ex detenute: 60 associazioni, 80 cooperative sociali e 30 parrocchie. Questa ricognizione su Terzo settore e Carceri è stata promossa dall’Ufficio Garante regionale delle persone private della libertà personale, unitamente al solido quadro teorico che motiva le attività rieducative e dunque la presa in carico di detenuti, internati, persone sottoposte a misure alternative che provengono dal circuito penale. In qualità di presidente della Commissione Parità e Diritti ho partecipato alla presentazione pubblica di questa preziosa ricerca, con la Garante Desi Bruno e Giulia Cella dell’Università di Bologna, che l’ha realizzata. Al centro della discussione – a cui hanno partecipato avvocati, magistrati ed esperti – la positività e al tempo stesso le difficoltà del ricorso a misure alternative al carcere, che pure contribuiscono a restituire all’istituto della pena la sua valenza rieducativa originaria, al sistema penitenziario italiano le condizioni di umanità, i diritti minimi delle persone che oggi e da troppi anni non sono garantiti.
L’Emilia-Romagna esprime forti potenzialità nella presa in carico dei soggetti devianti (3.500 persone interessate), anche nel caso di persone con problemi di tossicodipendenza e psichiatrici. Per rendere efficace il lavoro degli operatori e del volontariato, aumentare la formazione, gli inserimenti lavorativi e in generale il tasso di recupero reale, occorre però rafforzare il lavoro di rete, cioè un costante e reciproco scambio tra i soggetti del Terzo settore, così come tra privato sociale e istituzioni. Emerge infatti dalla ricerca la difficoltà in cui il Terzo settore si trova ad operare e non mancano casi di cooperative che hanno interrotto queste attività perché economicamente insostenibili. Il sostegno pubblico è dunque fondamentale, coerente con le finalità istituzionali di un sistema giudiziario e penale che, nel riformarsi, non può rinunciare a due ambizioni: reinserire nella società le persone che hanno sbagliato, assicurare a chi è in carcere un trattamento umano e la possibilità di riscattarsi.
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