(20 novembre 2014) Grazie alle sollecitazioni della Cooperativa sociale Ambra, che toccano tutti i temi e le competenze della Regione. L’INTERVISTA PUBBLICATA SU www.ambra-sociale.coop

mercato1Avvocato Roberta Mori, lei è stata sindaco di Castelnovo Sotto e da 4 anni è consigliera regionale; con queste importanti esperienze alle spalle come descriverebbe la situazione regionale sia per l’aspetto economico che sociale e istituzionale? La profonda crisi economica ha inevitabilmente colpito anche l’Emilia-Romagna, con un calo del PIL di circa il 7% dal 2007 e un potere d’acquisto delle famiglie diminuito del 6% nell’ultimo biennio. Il fatto che a livello nazionale la situazione, anche occupazionale, sia peggiore non ci consola: occorre spingere l’acceleratore e investire sui settori di traino della nostra economia, dall’export a tutta la filiera della ricerca e dell’innovazione industriale. Quanto alla tenuta sociale le politiche che la Regione ha realizzato in questi anni ci hanno permesso di mantenere i servizi, dalla sanità all’assistenza agli ammortizzatori sociali, negli standard a cui siamo abituati nonostante i pesanti tagli statali. incontrosanitàAbbiamo puntato molto sull’integrazione, a cominciare dalle scuole, sul sostegno agli anziani e sui servizi all’infanzia, perché qui si gioca la coesione e il benessere complessivo di una comunità. Quanto alla situazione istituzionale, il tessuto dei nostri Comuni è sano e va supportato allentando maggiormente i vincoli di stabilità; la collaborazione con la Regione andrà rilanciata nella logica dei nuovi equilibri che risulteranno dal riordino istituzionale e superamento delle Province. Il punto è che noi siamo l’Emilia-Romagna e dobbiamo esserne all’altezza, i cittadini e la nostra storia meritano rappresentanti istituzionali di grande onestà, serietà e competenza.

IncontriParliamo ora di Reggio Emilia; anche in questa provincia sono notevoli gli effetti della crisi economica che tra l’altro si è sommata ai gravi danni provocati dal terremoto del 2012. Quali sono le sue idee e impegni da candidata a consigliera regionale per sostenere la ripresa della nostra provincia? Il completamento della ricostruzione nei Comuni feriti dal sisma è una priorità assoluta del prossimo mandato regionale. Abbiamo cominciato dalle scuole e finanziato migliaia di imprese danneggiate, ora il lavoro va portato a termine sul patrimonio residenziale e storico, all’insegna della trasparenza, legalità e velocità delle procedure. I nove Comuni reggiani del cratere portano un grande valore anche produttivo al sistema Emilia, il mio impegno è sostenerne la ripresa fino in fondo. Più in generale il territorio reggiano, per essere attrattivo in futuro ha bisogno di progettualità e risorse dedicate alla prevenzione del dissesto idrogeologico, alla difesa del suolo e alla mobilità sostenibile. La Regione dovrà puntare sulla manifattura strategica della Mediopadana, completare le infrastrutture che aspettiamo da anni e incentivare sia le reti di impresa che le start-up, dando maggiore spazio e opportunità alla creatività dei giovani. Lo sviluppo del nostro territorio dipenderà molto dall’investimento sul capitale umano, sul welfare di comunità e sull’innovazione che sapremo realizzare in ogni campo.

Parliamo di welfare, che in Emilia Romagna ha raggiunto livelli di qualità e di capacità di accoglienza delle esigenze molto elevate con pochi paragoni nel resto dell’Italia. Questo sistema però mostra da qualche anno difficoltà sia in termini di risorse che diminuiscono che di rigidità dirigistica, a fronte dell’evoluzione imposta dai cambiamenti sociali ed economici che attraversano le famiglie e i territori: Ci parli di come la vede lei e di cosa ritiene si possa ancora fare per non interrompere un percorso di crescita e qualità che caratterizza l’Emilia Romagna da 30 anni? Come dicevo prima, abbiamo salvaguardato il sistema di welfare e l’universalità dei servizi nonostante difficoltà oggettive. Per non lasciare solo nessuno dobbiamo accelerare alcuni processi che stanno portando i servizi più vicini e accessibili alle persone, penso ad esempio alle Case della Salute e all’integrazione socio-sanitaria, e tra pubblico e privato sociale. Le competenze tra enti e le collaborazioni vanno definite meglio proprio per eliminare “dirigismi” e rispondere ai bisogni emergenti. Con i risparmi sulla spesa pubblica già conseguiti abbiamo messo in cantiere opere che guardano al futuro, come il MIRE, struttura d’avanguardia dedicata alla salute della donna e al percorso materno infantile, che sorgerà nell’ambito del Santa Maria Nuova. Non secondariamente, abbiamo finanziato il Fondo regionale per la non autosufficienza, che ha aiutato concretamente migliaia di anziani e disabili reggiani. Solo con progetti ambiziosi e profondo spirito di cooperazione, senza scordarci mai della solidarietà, proseguiremo nel percorso di crescita sociale.

E arriviamo quindi alla cooperazione in genere ed in particolare alla cooperazione sociale che in provincia di Reggio Emilia rappresenta un sistema integrato di solidarietà e di capacità tecniche e sociali che rendono ricca la rete di servizi al cittadino del territorio; la regione ha emanato recentemente una legge che valorizza il ruolo della cooperazione sociale, equiparandola al ruolo di erogatore di servizi pubblici ma a fianco di questo importante provvedimento rimane in sofferenza la questione delle modalità e dei contenuti dell’accreditamento socio sanitario per i servizi per anziani e manca un approccio innovativo al tema delle decine di migliaia di operatrici non qualificate e non riconosciute legalmente che operano presso decine di migliaia di anziani. Temi questi che fra i tanti rappresentano elemento costante di dibattito fra i cooperatori e che incidono sulla vita concreta dei cittadini. Il complesso sistema dei servizi dell’Emilia-Romagna regge su molteplici protagonisti, tra cui la cooperazione sociale che, proprio per questo, è stata oggetto di riconoscimento e legittimazione legislativa con la L.R. 17 luglio 2014, n. 12. Sappiamo dello sforzo necessario a raggiungere gli obiettivi di qualità richiesti dall’accreditamento e al contempo conosciamo qualche limite di questo sistema che andrà verificato e corretto. Il faro del nostro agire sono le persone e i loro bisogni. Se non perderemo di vista la centralità della persona, sapremo interpretare gli strumenti di sostegno nel modo appropriato, grazie a un principio che mi sta molto a cuore: gli obiettivi si raggiungono insieme, con la partecipazione attiva di tutti i portatori di interesse coinvolti. La scrittura di un nuovo Patto con le parti sociali è, per quanto mi riguarda, il primo impegno del prossimo mandato regionale.

Lei dal 2011 è presidente della Commissione regionale per la parità e dal 2013 è coordinatrice nazionale degli organismi di pari opportunità regionali. Nel mondo della cooperazione – ed in Coop Ambra in particolare – il tema della parità è sentito e le politiche di parità sono praticate, ma nel resto del paese sono rari gli esempi di donne al vertice e di reali percorsi di occupazione o carriera per le donne. Cosa si propone di fare perché nella nostra regione si vada ancora più avanti in questo campo? Abbiamo diversi esempi in Emilia di cooperative e aziende che applicano criteri di equità e parità di genere e sottolineo che la Regione potrà incentivare e valorizzare queste buone pratiche. Se ora, il 23 novembre, stiamo andando al voto con la doppia preferenza e liste paritarie, questo è il frutto della legge per la parità e contro le discriminazioni di genere approvata a giugno 2014, dopo un ampio coinvolgimento della società regionale che ho fortemente voluto. Dal punto di vista della rappresentanza democratica, la riforma elettorale consentirà di avere un maggior numero di elette in Consiglio regionale, altre norme della legge incidono sulla partecipazione delle donne nelle società, nei consigli di amministrazione, nei luoghi dove si decide. Abbiamo voluto dotarci di una legge quadro che rafforza i diritti delle donne in ogni settore, perché in ogni settore ancora oggi, da ultimo per effetto della crisi, esistono forti disparità. Sottesa a tutta la normativa vi è la prevenzione e il contrasto alla violenza, una piaga sociale e una vergogna su cui lo Stato sta facendo troppo poco. Dall’Emilia-Romagna abbiamo mandato un segnale forte e chiaro di cambiamento, per una maggiore uguaglianza, perché le donne possano finalmente dare appieno il loro contributo alla crescita.