(Brescello, 8 novembre 2014) – Non sottovalutare il fenomeno mafioso, ma nemmeno criminalizzare una comunità, perché il problema delle infiltrazioni e del radicamento delle mafie è un problema che riguarda tutti. E’ questo un primo messaggio, soprattutto di vicinanza ai cittadini onesti, che è emerso sabato sera dall’incontro che abbiamo tenuto nella Sala Prampolini di via Cavallotti a Brescello, al quale hanno preso parte tantissime persone. L’evento è stato organizzato dal PD cittadino e vi ho partecipato assieme allo studioso Enzo Ciconte e al deputato Maino Marchi. Introducendo il dibattito il segretario PD di Brescello Gabriele Gemma ha sottolineato come “alla luce degli ultimi fatti, che ci hanno visto protagonisti in negativo, abbiamo ritenuto di voler affrontare sempre di più questo fenomeno e dare un contributo per contrastarlo.”
Qualcuno mi ha detto: ‘Vai a Brescello?’ Certo, ho risposto. Vado a Brescello. La politica deve affrontare i problemi a fronte alta, con la schiena dritta. La politica deve esserci quando c’è bisogno, senza isolare le comunità, ma tenendole insieme. La Regione ha fatto un buon lavoro negli ultimi anni, dalla legge per contrastare le infiltrazioni in edilizia a quella per promuovere la cultura della legalità, senza dimenticare l’apertura della sede operativa della Dia a Bologna. Nella prossima legislatura la Regione dovrà affrontare il tema delle infiltrazioni nei servizi, oltre che nell’edilizia. Maino Marchi, per due legislature membro della Commissione parlamentare Antimafia, ha spiegato che “essere qua è un segnale di forte attenzione nato dall’esigenza di una profonda chiarezza. E’ opportuno far sapere ai cittadini cosa è stato fatto dalla Regione e cosa bisogna ancora fare per contrastare questo fenomeno, al quale il PD dichiara guerra senza frontiere. Da parte nostra nessun negazionismo, il problema della mafie esiste anche qui ma non più che altrove nel territorio reggiano.” Ha parlato poi della sottovalutazione generale in passato e dei rischi che corriamo nella nostra provincia, che vanno evidenziati senza criminalizzare una comunità o parte di essa, come i calabresi, perché la lotta alla mafia si fa prima di tutto con la cultura della legalità, il funzionamento della giustizia e la giustizia sociale”. Lo studioso Enzo Ciconte,
nel suo apprezzato intervento, ha parlato di come anni fa il fenomeno mafioso non fosse compreso al nord e ha sottolineato di come la società nel suo complesso possa però sconfiggerlo. Ciconte ha ribadito che la mafia da noi è presente, ma non controlla il territorio o la Regione Emilia-Romagna. “L’invito che faccio ai brescellesi e ai reggiani è di non isolare i calabresi – ha concluso il docente – Altrimenti le comunità si chiudono a riccio e i mafiosi hanno la meglio”. Il pubblico ha rivolto molte domande ai relatori. I brescellesi hanno chiesto, tra l’altro, come comportarsi con i figli dei sospettati di mafia e come distinguere gli onesti dai disonesti. Domande che dimostrano che questa comunità si interroga, vuole capire, non vuole sbagliare. L’importante è stare uniti, molto vicini, attenti. Ho ribadito che nessuno si deve sentire solo di fronte alla criminalità organizzata perché noi eletti e rappresentanti nelle istituzioni ci siamo e ci saremo. La partecipazione democratica, attiva e responsabile, di chi vive come soggetto e protagonista della propria comunità, è un mezzo per sconfiggere ogni forma di barbarie, illegalità e mafia. In conclusione il segretario Gemma ha sottolineato la positività dell’incontro e ha detto: “in sala vedo brescellesi nati a Brescello e in Calabria. Dimostra che qui non ci sono muri, se non da parte di chi li vuole creare”.
Leave A Comment