(29 settembre 2014) Ottenendo il 60,93% dei voti espressi (contro il 39,07% di Roberto Balzani), Stefano Bonaccini è ufficialmente il candidato del centrosinistra per la presidenza della Regione Emilia-Romagna. Prima di archiviare la fase delle Primarie, sono per me d’obbligo alcune considerazioni. Certamente attesa la scarsa affluenza, dovuta alle incertezze che hanno seguito le dimissioni del presidente Errani, causata anche da una fisiologica stanchezza del nostro elettorato rispetto al susseguirsi di competizioni elettorali da promuovere e organizzare in tempi brevi, determinata infine dallo smarrimento per le indagini della Magistratura che ad oggi nelle fila del gruppo Pd ha prodotto la richiesta di archiviazione per Stefano. Proprio per questo sono da ringraziare, doppiamente, le volontarie e i volontari che hanno fatto la campagna delle Primarie e hanno tenuto aperti i seggi per consentire la scelta democratica tra i due candidati.
E poi ci sono i contenuti del programma politico di Stefano, che condivido. Ho avuto occasione di motivare il sostegno sui princìpi e il merito delle sue proposte in più occasioni, l’ultima al Baluardo della Cittadella di Modena in chiusura della campagna Primarie. Chiamata a parlare della parità dei diritti tra donne e uomini, condizione di una società più equa e moderna che rigetta ogni forma di violenza e discriminazione, ho dato voce ad un’idea di comunità che Stefano ha dimostrato coi fatti di voler affermare; da segretario PD e da consigliere regionale, promuovendo sia l’iniziativa popolare delle Donne Democratiche che il percorso di approvazione della legge quadro 6.
Nel Reggiano come in ogni territorio dell’Emilia-Romagna il nostro candidato presidente ha saputo ascoltare e interpretare le esigenze, le preoccupazioni, le difficoltà, la volontà di cambiare pagina delle persone. Ha incontrato gli amministratori locali e continuerà a farlo, per cercare assieme a loro le risposte politiche adeguate in un quadro che è in continuo mutamento. Punti fermi sono però i diritti, a cominciare da quelli al lavoro e alla salute. Perché senza diritti non c’è sviluppo, né speranza di un futuro migliore. Ora e sino al voto del 23 novembre… avanti tutta!!!
Leave A Comment