(Festa Reggio, 2 settembre 2014) Di grande interesse il dibattito sulla riforma della Giustizia varata dal governo in più provvedimenti che saranno all’esame del Parlamento nelle prossime settimane. Contenuti e metodo ce li ha spiegati lo stesso Ministro Andrea Orlando, con la partecipazione dell’On. Maino Marchi e dell’Avv. Giulio Terzi, presidente della Fondazione Giustizia di Reggio Emilia. Gli obiettivi sono ambiziosi quanto indispensabili al rilancio del Paese, aver messo al centro per la prima volta il processo civile il grande valore della riforma, di cui Orlando ha indicato con chiarezza le priorità: dimezzare l’arretrato civile, snellire le procedure burocratiche, incentivare conciliazioni e procedimenti negoziali per garantire rapidità ed efficienza.
Una giustizia civile efficiente equivale a sviluppo economico, competitività ed equità sociale, da qui le misure che rafforzano il tribunale delle imprese e delle famiglie, sottraendo alla sede processuale tutte le cause che si possono risolvere altrimenti. Prima vengono i diritti dei cittadini e lo si dimostrerà coi fatti, compreso il tema della responsabilità civile dei magistrati su cui c’è una stretta per chi sbaglia e un aumento della sanzione dal 30 al 50 per cento dello stipendio. Importanti le nuove norme sulla prescrizione, interrotta al primo grado di giudizio per evitare quei comportamenti dilatori a cui abbiamo assistito troppe volte. Fondamentale poi in questa fase l’introduzione nel sistema penale del reato di autoriciclaggio e il ripristino del falso in bilancio, depenalizzato dai governi di destra a tutto vantaggio dei corrotti e della criminalità organizzata. Nel complesso, si tratta di passi in avanti sostanziali per la qualità della nostra democrazia che ora in Parlamento vanno migliorati ma non certo fermati: questo l’impegno del Deputato Marchi e del PD nonché l’auspicio dell’Avv. Terzi, che ha riconosciuto la bontà di una riforma visibilmente frutto del dialogo con tutti gli operatori della Giustizia compresi gli avvocati, sottolineando come le difficoltà del contenzioso siano causate anche da una caduta dei valori della convivenza civile a cui non dobbiamo rassegnarci.
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