(Firenze, 6 giugno 2014) In tutto il Paese è ormai diffusa la consapevolezza tra i professionisti sanitari e medici della necessità di introdurre puntuali criteri di genere nei protocolli di ricerca, cura e assistenza. Ed è opinione altrettanto prevalente che debbano essere le singole Regioni a farlo, dando alle proprie aziende sanitarie linee guida e strumenti adeguati. Si può riassumere così l’esito del Convegno Nazionale organizzato a Firenze dalla FNOMCeO “Le donne medico e la Medicina di Genere”, che ha raccolto qualificati contributi scientifici a supporto di una semplice realtà: la medicina non è neutra rispetto al genere e deve pertanto riorentarsi con approccio trasversale ai vari campi per garantire a ciascuno, uomo o donna, il miglior trattamento possibile.
Ho rappresentato l’Emilia-Romagna nella tavola rotonda “Politiche sanitarie e Medicina di genere: realtà e prospettive”, che ha affrontato il tema coinvolgendo il Ministero della Salute, la presidente della commissione Sanità del Senato Emilia Grazia De Biasi, gli Assessori alla Salute di Toscana Luigi Marroni e Basilicata Flavia Franconi, il Direttore Generale Salute della Lombardia, nonché rappresentanti delle società scientifiche e dell’Osservatorio Donna FNOMCeO. Se, ad esempio, la Regione Lombardia ha scelto di inserire la medicina di genere attraverso un atto di Giunta, ho sottolineato come la Regione Emilia-Romagna si stia dotando di una legge quadro per la parità che rende strutturale l’approccio, e cogente la sua applicazione.
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