(Bologna, 11 marzo 2014) “Esprimiamo profondo rammarico per la rinuncia ad introdurre correttivi paritari a favore della democrazia di questo Paese.” Questa la prima dichiarazione della coordinatrice nazionale delle commissioni regionali di parità Roberta Mori, alla notizia della bocciatura degli emendamenti sul riequilibrio di genere alla Camera. L’amarezza delle presidenti degli organismi P.O. delle Regioni è forte, per un esito che arriva quando le tante iniziative di sensibilizzazione, gli incontri e gli appelli agli esponenti di ogni forza politica, iniziati a fine a gennaio, avevano prodotto un fronte compatto delle Parlamentari e una mobilitazione sociale ampia. Tra l’altro Mori aveva premuto per il voto palese sugli emendamenti, mentre ora si prende atto che “l’ambizione per un vero cambiamento così tanto sostenuto a parole e dichiarazioni quotidiane si è frantumato nel buio silenzioso e ipocrita di un voto segreto che tradisce la trasparenza delle idee e delle posizioni.”
“Questa volta ha vinto la casta e hanno perso sia le donne che le garanzie costituzionali” è il commento della coordinatrice nazionale, che ricorda come il precedente Parlamento fosse riuscito ad introdurre per le elezioni nei Comuni la norma che risolveva la sotto-rappresentazione delle donne nelle istituzioni pubbliche (art. 51 Cost.) grazie alla legge 215/2012 volta a promuovere il “riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali”. Coerenza e rinnovamento volevano che anche nella legge elettorale nazionale si prevedesse quanto meno un passo in avanti, una norma antidiscriminatoria ad esempio, verso una compiuta democrazia paritaria. Gli uomini al potere non hanno neppure voluto la mediazione.” Ora resta solo la flebile speranza di un ravvedimento operoso al Senato, – conclude la coordinatrice Mori – la speranza di appartenere a un Paese che investa su tutte le risorse a disposizione…nessuna esclusa.”
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