(Bologna, 13 dicembre 2013) Oggi in Commissione ho relazionato alle colleghe e ai colleghi in merito all’impianto del progetto di legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere e definito l’iter che dovrà portare alla sua approvazione. Il testo, ancora in bozza e da integrare, si sviluppa in una quarantina di articoli e tira le fila dell’approfondito percorso di incontri e audizioni tematiche svolto nell’ultimo anno. La commissione ha approvato l’impostazione e mi ha dato mandato di verificare legittimità formale e fattibilità dei contenuti proposti, dopo di che avvieremo la consultazione e il dibattito che porterà alla stesura definitiva e all’iscrizione del progetto di legge all’ordine del giorno dell’Assemblea.
Nell’articolato sono ben presenti le sollecitazioni e indirizzi normativi già contenuti nelle 8 Risoluzioni sui vari temi di genere approvate dall’Assemblea legislativa nei mesi scorsi, così come le proposte del progetto di legge di iniziativa popolare contro la violenza e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne, presentato dalle Donne Democratiche dell’Emilia-Romagna e da alcuni consigli comunali e provinciali. Grazie alla modifica della nostra legge istitutiva, questi oggetti saranno abbinati alla legge quadro in Commissione. Nel merito, la normativa fissa i principi, le finalità e i compiti della Regione, azioni positive, di sostegno o di contrasto che hanno la caratteristica di essere trasversali ai settori nell’ottica del mainstreaming di genere.
Il secondo Titolo si occupa del sistema della rappresentanza, prevedendo misure per la parità nelle società a controllo pubblico e partecipate dalla Regione e, soprattutto, l’introduzione nella legge elettorale regionale dell’equilibrio nelle liste e della doppia preferenza (sul modello già adottato per le elezioni Comunali). Il Titolo 3 è dedicato alla salute e benessere femminile, con una particolare attenzione alla medicina di genere. Nella parte dedicata alla prevenzione e contrasto alla violenza di genere si affrontano tutte le questioni relative ai Centri Antiviolenza, alle reti di protezione e assistenza delle donne, al contrasto alla tratta e alla riduzione in schiavitù; altre proposte puntuali riguardano l’acquisizione dei dati e il monitoraggio del fenomeno, programmi educativi, di formazione per tutti gli operatori, nonché la potestà di costituirsi parte civile per i Comuni che lo vorranno. Il Titolo 5 è sul lavoro e l’occupazione femminile, con una serie di proposte tra cui il sostegno all’imprenditoria femminile e alla libera professione, per contrastare il fenomeno delle “dimissioni in bianco” imposte alle donne, per istituire un certificato di parità di genere a disposizione delle imprese. Prevista anche la valorizzazione della figura della “consigliera di parità”, pubblico ufficiale nominato dal Ministero del Lavoro per tutelare contro le discriminazioni. Segue il Titolo dedicato alle responsabilità sociali e di cura, dove ad esempio si pone l’esigenza di introdurre in tutti gli strumenti di pianificazione della Regione specifici parametri per misurare la valenza di misure rivolte alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ancora, la proposta di legge quadro affronterà la questione della cittadinanza e cultura di genere e del rispetto delle differenze; della rappresentazione femminile nella comunicazione (contro gli stereotipi); della cooperazione internazionale. E prima della clausola valutativa e della norma finanziaria, un blocco di articoli è riferito agli “strumenti del sistema paritario”: la Regione dovrà attrezzarsi per la rendicontazione finanziaria propria del “Bilancio di genere” e fra gli strumenti innovativi – senza costi aggiuntivi – vi sono il Piano integrato per la parità di genere, il Tavolo regionale sulle politiche di genere e la Conferenza regionale delle elette.
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