(Bologna, 22 novembre 2013) Sono 2403 le donne che, avendo subito violenza, hanno contattato una Casa o un Centro antiviolenza da inizio 2013: sul totale, 2022 (l’84,1%) sono primi contatti. Un dato purtroppo in crescita dato che a fine 2012 il numero complessivo è stato di 2493 donne accolte. Nei primi dieci mesi del 2013 si contano già 10 uccisionie 10 tentati femminicidi in Emilia-Romagna, 109 a livello nazionale. I dati provengono dal coordinamento di 11 centri antiviolenza attivi da Piacenza a Rimini, però sul territorio sono presenti altre 6 realtà che, pur non monitorando i numeri, offrono servizi di accoglienza, consulenza e formazione. Alla conferenza stampa svolta in Regione in vista del 25 novembre, oltre ai dati, sono state protagoniste le politiche e le azioni concrete messe in campo. Per la prima volta ben quattro assessori della Giunta assieme alla Commissione per la Parità dell’Assemblea e alla coordinatrice dei centri Samuela Frigeri, hanno spiegato il rispettivo contributo per sconfiggere questo drammatico problema sociale, rappresentando anche visivamente lo sviluppo di un impegno collettivo.
La vicepresidente Simonetta Saliera ha parlato del sostegno economico fornito dalla Fondazione regionale per le vittime di reato, l’assessora Donatella Bortolazzi del lavoro sulle pari opportunità fatto in questi anni perché ci fossero politiche trasversali. Come hanno sottolineato Teresa Marzocchi e Carlo Lusenti, Le Linee d’indirizzo per l’accoglienza di donne, bambini e adolescenti appena approvate dalla giunta sono uno strumento nuovo e inedito nel panorama nazionale, che integra gli interventi sociali e sanitari con l’apporto attivo di tutti gli operatori: un passo avanti dal punto di vista dell’omogeneità nella prassi dell’accoglienza e presa in carico. La legge quadro per la parità e contro le discriminazioni, che avvierà il suo iter entro l’anno, si innesta dunque in un terreno fertile di collaborazione e condivisione culturale attorno all’obiettivo prioritario di prevenire – dunque in prospettiva superare – la violenza di genere.
LEGGI IL TESTO Pubblicato su Newsletter E-R Sociale “FRONTE COMUNE PER ESTIRPARE LE RADICI DELLA VIOLENZA” di Roberta Mori, presidente Commissione assembleare per la parità e coordinatrice nazionale Organismi di P.O. regionali “La violenza, da quella psicologica od economica sino al femminicidio, costituisce l’estrema evidenza della patologia di un sistema sociale discriminatorio che si fonda da molti secoli sulla marginalizzazione della soggettività femminile. Non ci stancheremo di dire che il fenomeno della violenza di genere è strutturale e non emergenziale. Non ci stancheremo – fino a quando servirà – di affermare la sua natura sociale tout court, non solo per gli effetti che produce ma, prima, per le cause che lo determinano. Ad alimentarlo, nelle case, nei luoghi di lavoro ed in ogni organizzazione, è un antico quanto attuale squilibrio di potere nella relazione tra uomini e donne. La presenza in questo Parlamento di un numero di donne molto superiore al recente passato (+47%) ha determinato la prima normativa nazionale di contrasto alla violenza di genere. La legge 119/2013 incide come noto sul versante della repressione, della sicurezza e tutela giuridica delle vittime, demandando ad altri atti gli interventi per la prevenzione e di sostegno ai centri antiviolenza. Un provvedimento dunque non sufficiente a dare attuazione alla Convenzione di Istanbul, ma comunque necessario ed al quale va attribuito il merito di aver suscitato dibattito e partecipazione, coinvolgendo nella sua stesura rappresentanti di tutte le istituzioni e soggetti sociali che per ruolo, per competenza, per cultura, traducono nella quotidianità il no alla violenza di genere. Proprio da qui parte l’esigenza forte di un terreno comune di norme che guidi la loro azione integrata. C’è solo un modo per spezzare l’inerzia di un sistema statuale debole nel realizzare il più alto degli orizzonti costituzionali, ovvero l’uguaglianza sostanziale: si tratta di una normativa quadro che inserisca nel sistema stesso correttivi democratici e misuratori d’uguaglianza così che – per capirci – sia sancito ed esigibile il diritto delle donne alla parità retributiva e all’appropriatezza della cura, il diritto all’eleggibilità paritaria negli organi istituzionali e ad una comunicazione pubblica rispettosa delle differenze. Il progetto di legge quadro che sarà presto al vaglio dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna non è altro che la declinazione territoriale di uno strumento che dovrà porre le politiche di genere, di parità e antidiscriminatorie a fondamento del nostro Stato di diritto. Estirpare le radici della violenza di genere è per noi il traguardo e assieme la costante ispirazione della buona politica da praticare nelle istituzioni. Su tale traguardo impegniamo con una Risoluzione dell’Assemblea Legislativa la stessa Giunta regionale e il Presidente Errani ad attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni affinché sia posta come priorità l’approvazione di una legge organica che promuova politiche di genere e per la parità nel nostro Paese. Vi è inoltre la necessità di tenere sempre alto e vigile lo sguardo sulle violazioni dei diritti umani che milioni di donne e minori nel mondo subiscono a causa della tratta e dello sfruttamento sessuale: un versante enorme della violenza da disvelare, affrontare e contrastare avendo come faro la dignità della persona. La Commissione per la parità ha voluto impegnare la Regione e sensibilizzare l’opinione pubblica anche su questo tema, patrocinando la mostra “Donne perdute” di Gino Covili e attraverso uno specifico atto di indirizzo politico.
Segnalo infine che, in coerenza con l’azione in Emilia-Romagna, la conferenza nazionale degli organismi di pari opportunità regionali ha ottenuto dalla Viceministra con delega alle P. O. Cecilia Guerra un pieno coinvolgimento sia nella redazione del Piano di contrasto alla violenza di genere, sia nell’avvio di un tavolo nazionale per la conciliazione. L’efficacia delle nostre iniziative politiche dipenderà dal fronte comune che riusciremo a realizzare tra le istituzioni.”
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