Un’anteprima di 48 opere tra quadri e disegni del ciclo pittorico inedito di Gino Covili “Donne Perdute”, nel quadro delle manifestazioni per la celebrazione della Giornata mondiale contro la violenza alle donne. La mostra ha il patrocinio dell’Assemblea Legislativa Regionale, Commissione per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, del Comune di Bologna e dell’IBC Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna.
Dall’inserto speciale ARTE del Corriere della Sera, 4 novembre 2013 – “Nessuna donna è perduta. La società è perduta?” Le donne la salveranno, come la bellezza e l’arte illuminano questo tempo difficile. Di Roberta Mori* “L’arte vera attacca in profondità e non ha bisogno di parole, dice la curatrice della mostra Manuela Bartolotti. E’ vero, quanto è vero che la politica e le istituzioni hanno bisogno di incrociare talvolta registri espressivi d’autore per avvicinare l’indicibile, per dissipare la fumosa coltre di superficialità che accompagna le riflessioni pubbliche su fenomeni antichi e attuali che riguardano il femminile. Un femminile emarginato, violato, schiacciato dal peso di stereotipi condizionanti un genere che diventa soprattutto forma, sempre e solo corpo. Un’estetica del desiderio che rappresenta un’ideale femminile consumato dal tempo e dalla verità. Il ciclo pittorico del maestro Covili scuote le coscienze, avviluppa i sensi, indigna l’anima. I tratti spessi e tremuli delle linee descrivono la precarietà umana che travolge le donne, mercificate, usate e abusate dall’indolenza di una società distratta dall’avvincente scoop mediatico dell’ultima ora. Noi facciamo finta di non vedere. Qui siamo costretti a spalancare gli occhi sui colori potenti, sui volti scavati, sugli sguardi profondi come la notte dei tempi delle donne, circondate da maschi voraci sempre uguali a se stessi.
La violenza sulle donne da parte degli uomini ha evidenze dai contorni oscuri, si declina dentro le mura domestiche, ma anche nella tratta degli esseri umani, nella schiavitù delle donne prostituite, nei matrimoni forzati, nei condizionamenti sociali e culturali che ostacolano lo sviluppo di una società giusta, equa e rispettosa delle differenze.
La violenza contro le donne è tema controverso sin nella sua impostazione, tanto che dobbiamo ancora oggi convincere sia uomini che donne che non vi è colpa nella vittima, ovvero che non esiste giustificazione o scusante per chi agisce violenza, che non è un problema delle donne, ma è un macigno sull’intera società incapace di tessere i presupposti di una vera convivenza civile. Il paradosso dell’indifferenza genera prede e predatori, l’ipocrisia paternalistica della commiserazione costruisce l’alibi della compassione, l’icona della moralità pubblica legittima la deriva securitaria.
Dobbiamo uscirne, con la forza della modernità, della cultura, dell’arte, della politica, delle istituzioni, delle tante associazioni e centri antiviolenza che presidiano la forma e la sostanza della soggettività femminile. Le immagini della mostra ci parlano, ci incalzano inesorabili a guardare in faccia alla realtà di un sistema e di una organizzazione sociale ancora profondamente discriminante. Impariamo a vedere oltre, a riconoscere la reazione stigmatizzante che affiora e colpisce ogni qual volta una donna esce da ruoli e schemi precostituiti. Reagiamo allo squilibrio di potere nella relazione tra uomini e donne che ogni giorno, nelle case e nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e della decisione, alimenta la cultura della violenza di genere! Facciamo questo e pretendiamo al tempo stesso che chi decide le regole ne faccia di più giuste ed efficaci. La Regione Emilia-Romagna è impegnata da molti anni in politiche di emersione e contrasto a tutte le forme di violenza, abuso e sfruttamento. La commissione assembleare per la parità, istituita nel 2011, rappresenta un investimento ulteriore e differente per il cambiamento strutturale delle politiche di genere, che chiama in causa le radici culturali della nostra convivenza e la consapevolezza del ruolo di ognuno nel migliorarla. Non vi può essere prevenzione senza verità sulla violenza, né una compiuta democrazia senza porre le politiche di parità e antidiscriminatorie a fondamento del nostro Stato di diritto.”
*Presidente Commissione assembleare per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini Regione Emilia-Romagna
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