(Mirandola, 4 ottobre 2013) A quasi un anno e mezzo dal terremoto, con 5 anni di crisi economica che non allenta la presa, essere imprenditori nei territori modenesi è assai difficile e pesante. Molte sono le donne imprenditrici che hanno fatto grande questa zona del Paese, che hanno deciso di resistere alle avversità e che chiedono alle Istituzioni, con la stessa forza con cui ogni giorno combattono per la loro azienda e la loro vita, di ricominciare a investire nello sviluppo dell’imprenditoria femminile. Un evento speciale ha dato voce a questa forza tutta emiliana, nello scenario del Palazzetto dello Sport di Mirandola, organizzato dal Comitato per l’Imprenditoria Femminile, dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Modena. Io vi ho partecipato in rappresentanza dei presidenti Costi ed Errani per la Regione, assieme a me a portare i rispettivi impegni c’erano la viceministra con delega alle pari opportunità Maria Cecilia Guerra, la Vicepresidente Legacoop nazionale Dora Iacobelli, Emilio Sabattini per la Provincia e Maurizio Torreggiani per la Camera di Commercio.
Le rilevazioni in regione danno le imprese femminili in lieve crescita o tenuta, comunque in positiva controtendenza rispetto a quelle a prevalenza maschile (su Modena +0,9% a fronte di una flessione generale dello 0,1%). La stessa crisi occupazionale nel lavoro dipendente porta le donne a creare impresa, ma questo loro contributo al mercato va sostenuto sia a livello nazionale che regionale. Occorrono percorsi di formazione professionale ad hoc, così come incentivi economici all’avvio di nuove imprese femminili. La Regione dispone di alcuni strumenti “premianti” che aveva inserito nel Patto per la crescita di due anni fa ma che, per trovare attuazione sistematica, richiedono una cogenza normativa. Il governo da parte sua dovrebbe garantire un adeguato finanziamento del fondo dedicato, ex L.215/92, che molto ha fatto per rafforzare l’autonomia delle donne italiane. Non solo valorizzare le donne e il loro lavoro conviene dal punto di vista economico – come ci dimostrano le stime di Banca Italia e il maggiore sviluppo di tutti i Paesi che hanno un alto tasso di occupazione femminile – ma l’affermazione del principio di uguaglianza è un fattore di coesione e innalzamento della qualità sociale.
Leave A Comment