(Bologna, 7 giugno 2013) Sul tema della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere, si è svolta la terza audizione programmata dalla Commissione per elaborare il progetto di legge regionale quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere. Particolarmente numerose le rappresentanti di istituzioni e associazioni che hanno partecipato e portato un contributo.

A introdurre in modo molto qualificato l’incontro l’Avv. Barbara Spinelli, una delle massime esperte giuridiche in materia, e Antonella Grazia del servizio Politiche sociali e socio-educative della Regione. Si è partiti dalla Convenzione di Istanbul (ratificata dalla Camera) che considera la violenza maschile sulle donne come una violazione dei diritti umani, con quel che segue in termini di difesa delle vittime e certezza delle pene. Si è poi sottolineato da più parti che per raggiungere l’obiettivo, vanno rimossi gli ostacoli strutturali e i pregiudizi di genere che alimentano la violenza; le azioni di competenza della Regione possono contribuire a questo risultato purché si agisca in modo coerente ed adeguato, il che richiede, innanzitutto, di affinare l’opera di monitoraggio dei dati e di verifica delle iniziative, che dovrebbe essere affidata a un osservatorio indipendente.

Occorre anche garantire un’appropriata formazione degli operatori pubblici e diffondere l’informazione all’opinione pubblica sulle possibilità a disposizione delle donne che subiscono violenza. Fra le proposte, quella di destinare una parte del fondo regionale per le vittime di reato alle donne vittime di violenza domestica. La realtà emiliano-romagnola è la più attrezzata, in Italia, nella diffusione dei Centri antiviolenza e delle case-rifugio per le vittime. Un solo dato: nel corso del 2012, queste case hanno garantito oltre 19.000 notti di ospitalità. Ma il bisogno resta molto più largo dell’offerta. La Regione sta poi sviluppando progetti specifici sulle mutilazioni sessuali femminili, sul recupero degli aggressori (gli autori delle violenze sulle donne), sulle vittime della tratta (le donne ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi). Fra le esperienze e le richieste rappresentate negli interventi, più volte è stata posta attenzione alla dimensione del lavoro: sia per le svariate forme di violenza sulle donne (non ancora censite con l’accuratezza necessaria), che come dimensione ineludibile per un effettivo reinserimento sociale. Altra dimensione cruciale, quella della formazione, nei vari contesti educativi: in questo caso, si è parlato delle azioni rivolte agli studenti e ai docenti, dell’educazione all’identità di genere come primo antidoto per prevenire la violenza e costruire una cultura nuova. Molte esperienze convergono nel riferire che spesso la violenza non viene nemmeno riconosciuta come tale, né dalle vittime né dagli autori, in particolare fra i minori e rispetto all’uso dei nuovi media.

I verbali delle audizioni sono e saranno disponibili sul sito dell’Assemblea legislativa all’indirizzo: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa/attivita-dalle-commissioni/commissione-vii