(Rubiera, 6 giugno 2013) Grazie alla Sindaca Lorena Baccarani e al Comitato “Uniti per Titti”, per avermi invitato. La messa, gli incontri e la fiaccolata costituiscono un unico momento indimenticabile, come lo è il fatto che Tiziana “Titti” non c’è più e suo figlio non conoscerà mai la mamma, uccisa dal compagno il 20 aprile 2012. L’errore giudiziario che ha portato alla scarcerazione dell’omicida aggiunge rabbia a dolore ed estende le responsabilità. Il primo dovere delle Istituzioni è agire per fermare una strage che continua: 67 femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno, 5 nella nostra regione. La violenza alle donne è una piaga dell’intera società e una vergogna indegna di un Paese civile, come tale va affrontata con ogni strumento di diritto e tutti i livelli dello Stato, e le coscienze, devono essere mobilitati per sconfiggerla.
Dopo la fiaccolata sono intervenuti Alessandro Arrighi del Comitato, Lorena Baccarani e la presidente Sonia Masini. Ecco il mio intervento, per Titti e… per provare insieme a cambiare le cose.“Uniti per Titti” Rubiera, 6 giugno 2013
“Saluto e ringrazio per l’invito la Sindaca Baccarani, saluto e ringrazio il Comitato Uniti per Titti per aver organizzato un momento di testimonianza collettiva su punti cruciali della convivenza civile.
Sì, perché la fiaccolata di oggi non è retorica delle emozioni, non è una rappresentazione del dolore fine a se stessa, ma è la necessità di non dimenticare Tiziana “Titti”, una giovane donna, la sua drammatica esperienza e la tragica perdita di una vita ancora tutta da vivere … Titti che diventa, insieme a tante altre donne, la denuncia più grave nei confronti di un sistema inadeguato, socialmente ancora impreparato a riconoscere l’altro per ciò che è, culturalmente arretrato nel rispettare la donna per la propria soggettività ed il proprio essenziale e vitale protagonismo nel reggere il peso di secoli di discriminazioni.
Ad oggi e nel solo 2013, 67 sono i casi di femminicidi in Italia; tra questi 5 in Emilia-Romagna…ma oltre a questi 50 sono i casi di tentati femminicidi, tra cui 6 inregione. La violenza contro le donne non si limita però a questo bollettino così drammatico. Ci sono forme persistenti e terribili di violenza contro le donne, violenza non solo fisica, ma anche psicologica, economica, una violenza molto subita e spesso troppo poco denunciata, resa ancora più insopportabile da una giustizia faticosa e talvolta inefficiente – quella che rende difficile il conforto, ancora più difficile il perdono.
L’inasprimento delle pene può essere uno strumento di contrasto alla violenza, lo è ancor di più la certezza della pena e, assieme, lo è l’impegno incessante di sollecitare una sensibilità condivisa per prevenire concretamentela violenza. Noi dobbiamo pretendere giustizia, ma non dobbiamo ridurre la barbarie dei femminicidi ad una questione solo giuridica.
In questa serata così avvolgente e forte vorrei andare oltre la legittima rivendicazione e cercare sulla violenza di adottare uno sguardo profondo, che rispetti le vittime, che rispetti la storia delle donne, che rispetti tutti voi questa sera e che rispetti il lavoro di tante donne e tanti uomini, di tante associazioni che lottano quotidianamente contro la violenza e che hanno bisogno del sostegno incondizionato di tutte le istituzioni coinvolte, vale a dire di quegli strumenti normativi ed operativi essenziali per ottenere i veri cambiamenti.
In Italia, ad esempio, i Centri antiviolenza non sono un servizio garantito e universale regolato dalla legge, mentre in Emilia-Romagna SI. In Italia l’esistenza dei Centri antiviolenza dipende dalla volontà degli enti locali o delle associazioni presenti sul territorio.
Questo non basta più. Questo non ci basta più.
In mancanza di un quadro legislativo nazionale di riferimento e in assenza di supporto finanziario alle politiche di genere, tutto il peso delle azioni concrete è a carico di Regioni, Province e Comuni e della rete capillare dei Centri antiviolenza, che in Regione Emilia-Romagna possono contare su una normativa di favore che li inserisce nel sistema come servizi inderogabili per le donne.
Questo non basta più perché … Non si muore per amore ma per violenza! Non si muore per gelosia ma per violenza! Non si muore per una minigonna ma per violenza! Per questo noi vogliamo fare di più.
Per questo come Coordinamento Nazionale delle Commissioni regionali di Parità abbiamo chiesto un incontro alla Ministra Josefa Idem per sostenerla nella scelta di costituire una task force contro la violenza sulle donne, ma anche per affrontare il tema in tutta la sua complessità, partendo dalle esperienze in campo e dalle proposte approvate dal Consiglio Comunale di Rubiera e sostenute questa sera dal Comitato Uniti per Titti.
Noi vogliamo fare di più costituendo un osservatorio regionale contro la violenza che coinvolga e responsabilizzi istituzioni, mezzi di comunicazione, associazioni e forze dell’ordine per avere una realistica lettura del fenomeno in tutti i suoi aspetti e contrastarlo uniti e compatti. Noi vogliamo fare di più per le donne e le ragazze della nostra regione, e contrastare quei modelli culturali, quelle immagini e stereotipi che fanno considerare la donna una proprietà, che imprigionano la donna in ruoli sociali non scelti, non attuali, inaccettabili. Questa non è libertà.
E noi faremo di più partendo dalle scuole e dall’educazione dei bambini e delle bambine, che fin da piccoli devono imparare a chiamare le cose con il loro nome, a interpretare la realtà delle relazioni con la lente del rispetto, della libera autodeterminazione e della parità dei diritti. E’ un investimento sul presente e sul futuro perché la violenza contro le donne non è un problema delle donne, ma di tutta la società.
Lo so che niente di ciò che diciamo stasera o faremo domani potrà mai restituire Titti e nessun’altra ai suoi affetti, ma il nostro impegno può contribuire a restituire fiducia nelle istituzioni e in un futuro migliore e questo impegna tutti, uomini e donne, nessuno escluso.
Considerateci al Vostro fianco in questa battaglia di civiltà.
Uniti per Titti! Uniti per tutte!
Grazie.”
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