(Torino, 3 giugno 2013) La sentenza di appello arriva nel primo pomeriggio e condanna a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso l’imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, che in primo grado era stato condannato a 16 anni. E ciò che più conta, la sentenza ricomprende ora tra le parti civili offese il Comune reggiano di Rubiera, dove aveva sede la fabbrica Icar, a cui vengono assegnati risarcimenti per circa 2 milioni di euro, più una provvisionale di 30mila euro per ogni famiglia colpita e 350mila euro alla Regione Emilia-Romagna (costituitasi parte civile sin dalla fase istruttoria).
Delegata dal presidente Errani a rappresentare la Regione, ho potuto condividere con la Sindaca Lorena Baccarani e i cittadini di Rubiera presenti nell’Aula del Tribunale di Torino, la soddisfazione per una decisione che corregge e migliora quella del febbraio 2012, che aveva compreso tra i beneficiari dei risarcimenti i lavoratori degli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo, ma escluso per prescrizione le vittime dell’amianto sia di Bagnoli che di Rubiera. Questa storica sentenza sancisce una volta per tutte il legame inscindibile tra tutela dell’ambiente e salute dei lavoratori, attribuendo piena responsabilità penale e civile per chi determina, con le proprie azioni ed omissioni, un danno ambientale permanente che a sua volta provoca malattia e morte.
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