(Bagnolo in Piano, 2 giugno 2013) Il consiglio comunale di Bagnolo, riunito in seduta straordinaria nel teatro Gonzaga “Ilva Ligabue”, ha conferito la cittadinanza onoraria a Loris Rispoli, presidente dell’associazione “140” che riunisce i familiari delle vittime del Moby Prince, per “l’elevato e continuo impegno nella ricerca della verità e della giustizia”. Un modo diverso e significativo di celebrare la Festa della Repubblica, ricordando la più grave tragedia che abbia mai colpito la marina mercantile italiana nel dopoguerra, ancora senza colpevoli dopo 22 anni.
Come ha sottolineato la Sindaca Paola Casali, il Comune ha scelto il 2 giugno per stimolare le Istituzioni Nazionali a restituire giustizia, non solo alle vittime del Moby Prince ma a tutte le vittime che ancora oggi, a distanza di decenni, sono in attesa di verità, di responsabilità precise ed attribuite. Si costituisca dunque al più presto la commissione d’inchiesta già annunciata dal presidente del Senato Piero Grasso e si faccia luce sulle troppe stragi accadute nel nostro Paese e mai del tutto chiarite.
Oltre a rappresentanti delle Istituzioni e di altri Comuni, tra cui realtà associative e cittadine di Livorno, hanno partecipato Ilenia Malavasi per la Provincia e Matteo Sassi per il Comune di Reggio Emilia. Ecco il mio intervento in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna. Cittadinanza onoraria del Comune di Bagnolo in Piano a Loris Rispoli, presidente Associazione “140” Familiari delle vittime del Moby Prince.
Il saluto che oggi ho l’onore di portare in questa occasione così significativa e importante, la giornata della Repubblica, ha una duplice valenza. Il saluto ufficiale da parte della Regione Emilia-Romagna e del Presidente Vasco Errani che non ha voluto mancare di testimoniare la vicinanza, ma anche il saluto mio personale che come Sindaca del Comune di Castelnovo di Sotto dal 1999 al 2009 ho avuto modo di conoscere personalmente l’impegno civile di Loris Rispoli e di onorare la memoria delle due vittime castelnovesi che, insieme a tutte le altre, costituiscono il monito perpetuo ad una Italia che non può dimenticare.
Ventidue anni sono passati, infatti, da quel 10 aprile del 1991, e la tragedia del Moby Prince resta senza colpevoli. Si allunga, così, quel lungo elenco di misteri italiani per cui non c’è stata, sinora, soluzione alcuna: dagli anni della strategia della tensione fino alle stragi del 1992 e 1993 passando per Ustica e Bologna.
All’archiviazione dell’inchiesta-bis, disposta dal tribunale di Livorno, sopravvivono il dolore e lo strazio di chi non più potuto riabbracciare i propri cari. Sopravvive una ferita più che mai aperta e bruciante: per questo tutti noi chiediamo, insieme ai familiari delle 140 vittime, che sia fatta chiarezza fino in fondo. La verità processuale deve coincidere con la verità storica e sostanziale, altrimenti non vi può essere giustizia per le vittime, né conforto per i familiari.
Proprio quest’anno, in occasione delle celebrazioni del ventiduesimo anniversario, il presidente del Senato Pietro Grasso ha inviato un messaggio al sindaco di Livorno Alessandro Cosimi, sottolineando come “le istituzioni e la società civile hanno il dovere di rimanere al fianco di chi è stato colpito da questo tragico evento facendo chiarezza su quanto avvenuto. Mi auguro – ha scritto Grasso – che anche il Parlamento sappia contribuire a questo obiettivo, utilizzando tutti gli strumenti a propria disposizione, a partire dalla costituzione di una Commissione d’inchiesta sulle stragi irrisolte del nostro paese”. Il nostro auspicio è che questa Commissione veda al più presto la luce, e che possa garantire verità e giustizia. Verità e giustizia per chi non c’è più, per chi si è imbarcato e non ha più fatto ritorno. Ma anche per chi è rimasto, e per tutti questi anni ha combattuto per mantenere alta l’attenzione, perché di Moby Prince si parlasse in termini di “strage” e non di “incidente”: riteniamo doveroso, da parte del Parlamento, dare un segnale di attenzione alle famiglie delle vittime e alle associazioni che si sono occupate e continuano a occuparsi di tenere viva la memoria di questi tragici fatti.
Per quanto mi riguarda mi farò promotrice di una risoluzione a sostegno dell’iniziativa parlamentare da sottoporre all’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna per dare voce al disagio e al dolore profondo che ancora gravano su questa vicenda come macigni.
L’amministrazione comunale di Bagnolo ha condiviso fin dall’inizio il lutto delle famiglie: Giuliano Salsi, vittima del Moby Prince, era cittadino di Bagnolo a tutti gli effetti. Sono i sette reggiani che la notte del 10 aprile 1991 morirono a bordo del traghetto: oltre a Salsi, Aldo Mori, imprenditore povigliese, 52 anni; sua moglie Maria Giovanna Formica di 51; Monica Rizzi, 27 anni e suo padre Umberto di 45 di Castelnovo Sotto; la 19enne Alessia Caprari e la sua amica Maria Rosa Simoncini di 25, entrambe di Reggio.
La cittadinanza onoraria che viene conferita oggi dal Comune di Bagnolo in Piano al presidente dell’Associazione “140”, Loris Rispoli, vuole essere un riconoscimento dell’impegno, così prezioso e importante, da parte dei familiari, e una condivisione di questo lungo percorso di richiesta della verità, che è prima di tutto una battaglia di civiltà.
Come Regione rinnoviamo infine la nostra stima per l’impegno profuso in questi anni dalle istituzioni – Comune di Livorno, Provincia, Regione Toscana – che, a fianco dei familiari delle vittime, continuano a battersi perché questa pagina così drammatica della storia del nostro Paese non venga offesa dall’oblio.
#iosono141!!!
Buona giustizia a noi e a tutti!!!
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