(Bologna, 27 maggio 2013) Molte partecipanti e contributi preziosi per la seconda audizione in Commissione Parità, questa volta sul tema della salute, del benessere femminile e della medicina di genere. L’incontro ci ha rafforzato nella convinzione che le competenze femminili in campo, approfondite e trasversali, sono assolutamente necessarie per garantire una legislazione avanzata e, inoltre, che non basta essere donna per avere sensibilità di genere ma, semmai, serve una formazione di genere per sviluppare le migliori politiche.
Come ci ha spiegato la professoressa Flavia Franconi dell’Università di Sassari e del Gruppo italiano salute e genere introducendo l’audizione, le differenze biologiche e i compiti sociali hanno un ruolo chiave nel trattamento di qualsiasi malattia, ma fino ad oggi la donna non è mai stata davvero studiata; specialmente nella medicina su evidenza, che è da sempre androcentrica, le donne presentano mediamente il doppio delle complicazioni, un dato che significa anche enormi costi per il sistema sanitario. Sono numerosi gli aspetti di cui la medicina di genere deve occuparsi, compreso il ruolo di care-giver nei confronti dei familiari, che porta le donne a lavorare in media cinque ore in più rispetto agli uomini; e la violenza di genere (i femminicidi sono oggi la prima causa di mortalità femminile tra i 16 e i 44 anni) che deve essere trattata anche come un problema di sanità pubblica. Il responsabile del Servizio assistenza distrettuale della Regione, Antonio Brambilla, ha poi illustrato i servizi sanitari e alcuni dati: ad esempio in Emilia-Romagna si rivolge ogni anno ai 217 spazi di erogazione di prestazioni consultoriali il 33,5% delle donne, una cifra stabile dal 2005 ma più che doppia rispetto al 1995.
Le esponenti di associazioni, esperte e amministratrici locali intervenute hanno portato esperienze e proposte che rientreranno nella legge quadro: dalla segnalazione di malattie femminili sottovalutate, come l’endometriosi, al problema delle sperimentazioni tarate solo su un target maschile fino alla necessità di un linguaggio di genere nel rapporto tra pazienti e personale sanitario. E’ stata richiesta attenzione al fine di evitare un eccessivo ricorso all’obiezione di coscienza tra i medici che dovrebbero praticare l’interruzione volontaria di gravidanza. Grande allarme e molte proposte sul dramma della violenza, che richiede un approccio più integrato e un investimento massiccio sulla prevenzione.
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