(Bologna, 3 maggio 2013) Oggi in Commissione per la Parità abbiamo ascoltato le consigliere di parità della Regione, Rosa Amorevole e delle Province di Rimini, Ferrara e Ravenna, in merito all’ultimo rapporto delle loro attività. Al termine, abbiamo deciso di presentare una risoluzione che impegni l’Assemblea e la Giunta – nonché la Conferenza delle Regioni – a premere sul Governo affinché siano garantite le risorse che servono a tali organismi per svolgere le loro cruciali funzioni pubbliche di garanzia. Funzioni che saranno tra l’altro riprese e rilanciate nella nostra legge quadro regionale.

La consigliera di parità è una figura di pubblico ufficiale dello Stato, preposta a contrastare ogni discriminazione di genere nell’ambiente di lavoro. Orari, rigidità organizzative, mobbing, molestie sessuali, maternità e paternità, allattamento, cura dei disabili e degli anziani: la casistica degli interventi è assai varia, anche se la funzione prevalente è di mediazione fra lavoratore e datore di lavoro, per trovare soluzioni extragiudiziali. La legge 215/2012 ha poi introdotto l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di inviare alla consigliera di parità regionale gli atti di nomina delle commissioni di concorso, per un’azione di verifica che può portare all’annullamento dei concorsi.

Oltre che nell’aumento della disoccupazione e della precarietà lavorativa, la crisi economica è leggibile nel diffuso peggioramento del clima aziendale, che crea un facile terreno al diffondersi di comportamenti discriminatori. Nello stesso tempo, le consigliere di parità evidenziano molte sperimentazioni in corso che determinano una significativa crescita in termini di produttività e un miglioramento del clima organizzativo. Fra il 2010 e il 2012, anche a seguito della spending review, lo stanziamento ministeriale per l’attività delle consigliere di parità si è ridotto del 75%. Le consigliere hanno insistito sulle difficoltà a far fronte alla crescita delle domande, tanto che si profila una vera e propria “interruzione di pubblico servizio” ove gli uffici non siano in grado di rispondere a richieste motivate.