(Bologna, 5 aprile 2013) Oggi in Commissione per la parità, grazie ad un’Informativa dell’Assessorato “Scuola, formazione professionale, università e ricerca, lavoro”, abbiamo analizzato i dati e alcune politiche per l’occupazione femminile in regione, utili ad inserire i correttivi più appropriati su questa materia nella nostra legge quadro sulla parità e contro le discriminazioni di genere. I numeri confermano la tenacia delle donne dell’Emilia-Romagna, che non si rassegnano né alla crisi né a una cultura ancora discriminatoria nel mondo del lavoro, che si riflette sulle differenze di retribuzione tra donne e uomini, così come sulla reale possibilità di tenere insieme progetti di vita personali e professionali.
Nonostante siamo nel sesto anno consecutivo di crisi economica, infatti, non si registra una contrazione del tasso di occupazione femminile (il dato è ancora superiore al 61% nella fascia d’età 15-64 anni). In particolare e in controtendenza rispetto ad altre zone d’Italia, sta aumentando il numero delle donne disponibili a entrare nel mercato del lavoro, sintomo del bisogno di integrare il reddito familiare e di una forza delle donne che contrasta l’effetto depressivo della crisi economico-sociale. Per connettere le politiche per il lavoro con l’inclusione sociale ed evitare discriminazioni di fatto, resta cruciale la questione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tra gli interventi in atto, un progetto informatico regionale che consentirà di incrociare le comunicazioni obbligatorie legate ai contratti di lavoro e il reddito effettivamente percepito, con l’obiettivo di uscire dalla tradizionale logica delle stime e disporre invece di dati reali sullo scarto di stipendi e salari fra uomini e donne. È stato anche illustrato l’esito del bando finalizzato a stabilizzare precari e incentivare assunzioni nella fascia d’età 18-34 anni: il Fondo sociale europeo ha messo a disposizione 20 milioni di euro e la Regione ha disposto un incentivo differenziato di 7.000 euro per le donne, 6.000 per gli uomini; e ad oggi, verificate le prime 1.167 domande su 3.000 pervenute, emerge una sostanziale parità di genere (589 uomini, 579 donne).
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