(Editoriale di Roberta Mori pubblicato sul numero di febbraio de La Piazza, periodico del PD di Castelnovo di Sotto)

“Mi ricordo di te” ripete la Nannini nel suo Inno. Per il Partito Democratico “mi ricordo di te” significa non voltare la testa davanti ai problemi, guardare le persone all’altezza degli occhi e proporre soluzioni per il bene comune. Il nostro intento, realizzabile se condiviso dalla maggioranza delle elettrici e degli elettori, è ricostruire il nostro Paese attorno ai valori che ci uniscono, nel nome prima di tutto di moralità e lavoro.

Quello che si svolge in questi giorni di campagna elettorale è ancora una volta uno sconfortante “festival delle promesse” che non ci meritiamo, condito da attacchi volgari, denigrazioni gratuite, delegittimazione strumentale dell’avversario al fine di incassare un facile consenso. In una parola, populismo senza sbocco né futuro. Il PD ha scelto dall’inizio una strada diversa, un percorso di verità verso un’Italia più giusta. Il Partito Democratico ha scelto di cambiare il Paese e di farlo partendo da sé. Avevamo e abbiamo un governo tecnico ingessato da regole opache e ora occupato più nella campagna elettorale che nel risolvere i drammatici problemi degli italiani, e un Parlamento privo di credibilità che è arrivato a votare a maggioranza la “nipote di Mubarak” e a renderci impossibile cambiare la legge elettorale voluta dal centrodestra. Di fronte a tutto questo il PD ha realizzato le Primarie, per il candidato Premier e poi per la scelta democratica delle sue liste, con una partecipazione tale da poter affermare – come ha fatto Pier Luigi Bersani con una delle sue famose metafore – “a Natale abbiamo ammazzato il Porcellum”. Ora ci presentiamo con una compagine profondamente rinnovata, dove le donne eleggibili raggiungono una sostanziale parità in gran parte delle regioni.

Non nascondiamoci, però, che proprio ora che il centrosinistra ha la concreta possibilità di vincere le elezioni e guidare il cambiamento necessario, tante sono le resistenze, tanti coloro che ci vorrebbero insegnare la democrazia. Il PD ha da imparare da tutti, è una forza aperta alla società e al futuro. Non accettiamo tuttavia alcuna lezione di etica da chi ha cancellato il falso in bilancio, da chi ha introdotto lo scudo fiscale, da chi ha favorito i derivati e la speculazione finanziaria, da chi ha scientificamente cercato di smantellare il nostro sistema di welfare. No, chi ci ha portato sull’orlo del precipizio non può millantare né credito né favole.

Ascoltiamo invece e guardiamo negli occhi chi ci racconta la realtà, sempre più dura e dolorosa per le conseguenze della crisi e delle troppe cose non fatte o sbagliate dagli ultimi governi. Il Partito Democratico sa che la strada del cambiamento è in salita e porta con sé un mare di sforzi. Non sarà facile ridisegnare il sistema fiscale per alleggerire il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari; né sarà facile contrastare la precarietà, colpire gli interessi corporativi, ricostruire la scuola e la ricerca italiana, e ancora riqualificare la sanità e i servizi alla persona dopo anni di tagli lineari. Nulla di quanto vogliamo fare sarà facile ed esente da rischi, ma quando gli obiettivi sono il benessere e la crescita, sono la legalità, la giustizia e l’equità sociale, allora i rischi hanno un senso e obbediscono alla funzione più nobile della Politica. Il 24 e 25 febbraio tutti i voti sono utili, ma se vogliamo battere una volta per tutte la destra populista l’unico voto davvero utile è al Partito Democratico di Pier Luigi Bersani.