(Roma, 17 dicembre 2012) Con la Direzione nazionale di ieri il Partito Democratico ha deciso: elezioni Primarie aperte anche per la scelta dei candidati al Parlamento, dunque una nuova cessione di sovranità ai nostri elettori, che potranno esercitare i loro diritti democratici pur in mancanza della legge elettorale che volevamo. Con una formula originale e innovativa che non ha uguali in Europa, compensiamo la democrazia negata dagli ultimi tragicomici rigurgiti di un ex gruppo dirigente allo sfascio. La data del 29-30 dicembre (domenica 30 in Emilia-Romagna) è obbligata per essere pronti al voto già il 17 febbraio, ma siamo comunque consapevoli del periodo e in particolare del sacrificio richiesto alle volontarie e ai volontari, a cui va tutta la nostra gratitudine.

La platea elettorale sarà la stessa delle Primarie che hanno sancito la leadership di Pier Luigi Bersani. In merito ai candidabili, la decisione di escludere chi è già eletto direttamente ad alcune funzioni – da presidente di Regione a Sindaco di Comuni medio-grandi – si spiega col principio che il patto con gli elettori va rispettato e che anche una legittima ambizione non può portare ad elezioni anticipate senza condivisione con la comunità democratica. Il segretario ha richiamato tutti i suoi dirigenti al dovere di responsabilità in questa fase difficile, anche per realizzare attraverso le Primarie un contributo vero all’avanzamento della democrazia paritaria. Il 90% delle candidature, infatti, saranno individuate dal territorio e solo il 10% centralmente sulla base di genere, competenza e apertura alla società. Priorità dichiarate sono il protagonismo dei territori e il protagonismo delle donne nella rappresentanza parlamentare PD. Per questo, il regolamento approvato all’unanimità dalla Direzione prevede che “l’elettrice/ore può esprimere fino ad un massimo di due preferenze, differenti per genere.”

Il passaggio più importante riguarda il criterio richiesto per le liste: “Al fine del raggiungimento dell’obiettivo della parità di genere, ciascuna Unione regionale è impegnata a realizzare un significativo avanzamento della presenza femminile rispetto alle elezioni politiche del 2008. In ogni caso, nessuna Unione regionale può scendere sotto la soglia minima del 33% della rappresentanza di genere tra le posizioni eleggibili, al fine di concorrere all’obiettivo nazionale della soglia del 40%, cioè del rispetto della norma antidiscriminatoria.” Noi pensiamo che l’alleanza di idee, di programmi, di obiettivi e di orizzonti possibili vada di pari passo con la complicità di genere. Le Donne Democratiche presidiano!