(Lagosanto di Ferrara, 30 novembre 2012) Grazie al Comune di Lagosanto, al suo sindaco Paola Ricci e all’assessora alle pari opportunità Caterina Palmonari, ho partecipato ad un Consiglio comunale straordinario, aperto alla cittadinanza, indetto per sensibilizzare al tema della violenza alle donne e diffondere la consapevolezza che questa è una vera e propria emergenza sociale, che va affrontata nella sua dimensione pubblica e collettiva. Chiamata a intervenire assieme a me, la Presidente del Centro Donna e Giustizia di Ferrara Paola Castagnotto.

Ho descritto il lavoro della Commissione per la Parità regionale e come abbiamo inteso declinare l’impegno, nell’anno trascorso dal suo insediamento, in una chiave di confronto e proposta legislativa organica per colmare i gap di diritti e opportunità delle donne nei vari ambiti di vita. Grazie a iniziative come quella di Lagosanto e attraverso il coinvolgimento delle istituzioni e realtà associative regionali, si sta realizzando una vera e propria disseminazione culturale e politica sui temi di genere, che riteniamo indispensabile per prevenire il fenomeno della violenza.

Di seguito il mio intervento.“Giornata Internazionale contro la violenza alle donne”. Seduta aperta del Consiglio comunale – 30 novembre 2012, Lagosanto di Ferrara

“Ringrazio il Sindaco Paola Ricci e l’Assessora alle Pari Opportunità Caterina Palmonari dell’invito a questa seduta straordinaria e aperta del Consiglio Comunale di Lagosanto. E’ davvero una bella opportunità di condividere riflessioni, politiche ed azioni relative ad un fenomeno di enorme rilevanza sociale, di inaudita gravità, che ci richiama tutte e tutti ad una piena assunzione di responsabilità volta a contrastarlo e superarlo. In virtù dell’istituzione della Commissione assembleare per la promozione di condizioni di piena parità tra uomini e donne si è determinato un evidente investimento istituzionale della Regione Emilia-Romagna sulla cultura di genere e sulle potenzialità di coesione e di sviluppo che obiettivi paritari praticati – e non solo dichiarati – rappresentano per il sistema regionale e per il Paese. Ad un anno dal suo insediamento, e in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, è avvenuta una cosa del tutto inedita: l’Assemblea legislativa regionale ha dedicato una Sessione dei suoi lavori alla promozione della democrazia paritaria. Il dibattito in Aula è stato ricco e costruttivo, moltissimi i colleghi e le colleghe che hanno portato un contributo, a dimostrazione che le questioni di genere e la battaglia contro le discriminazioni stanno diventando patrimonio comune e cominciano ad essere finalmente “agenda politica” dei rappresentanti di ogni schieramento della nostra Regione. L’univocità, infatti, della Commissione per la Parità nel panorama nazionale, sta nella composizione della stessa che vede la partecipazione di consiglieri donne e uomini, legislatori, i quali si dovranno assumere la responsabilità politica della loro azione di promozione delle politiche di genere e conseguenti proposte normative, a differenza delle altre commissioni di parità regionali non miste ed esclusivamente con poteri consultivi.

Lo dico anche per valorizzare l’iniziativa che ci vede qui stasera, che si pone in assoluta sintonia con una convinzione maturata da me in questi mesi, vale a dire che soltanto attraverso una disseminazione delle idee e proposte volte a realizzare l’uguaglianza sostanziale sancita dalla Costituzione, soltanto coinvolgendo le nostre comunità e dunque le cittadine, i cittadini e chi li rappresenta in una presa di coscienza collettiva, potremo raggiungere i nostri obiettivi di progresso civile e arrivare a sconfiggere una patologia sociale vergognosa qual è la violenza alle donne. La Commissione che ho l’onore di presiedere ha svolto in questo anno un lavoro sinergico e con modalità inedite, anche “itineranti”, di ascolto diretto sui territori; dopo ogni informativa, iniziativa e discussione, dopo che ciascuno ha portato un contributo qualificante, ha assunto sempre le proprie decisioni all’unanimità. Così è stato per le cinque Risoluzioni che abbiamo presentato in Assemblea, che fissano finalità precise su diversi ambiti e costituiscono il nucleo di quello che sarà un progetto di legge quadro regionale per la piena parità e di contrasto alle discriminazioni di genere.

Il primo ordine del giorno e dunque la prima questione oggetto di proposta nell’ambito della legge quadro, riguarda l’emergenza della scarsissima presenza femminile nelle istituzioni e la necessità di adottare correttivi di legge a riequilibrio e garanzia della parità della rappresentanza. La rappresentanza femminile nelle cariche istituzionali ed elettive italiane è una delle più basse d’Europa: una percentuale di donne parlamentari pari al 18,3 per cento al Senato, 21 alla Camera e 21 all’Europarlamento; ma anche del 18% nell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna e le Sindache non raggiungono il 20% nella nostra regione, dove pure le donne “di governo” sono le più numerose in Italia. Oltre al riequilibrio elettorale che introdurremo a livello regionale, abbiamo impegnato la Giunta ad assumere, a sua volta, i principi delle pari opportunità nell’accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive, essendo le Regioni organi costituzionali ed istituzionali della Repubblica aventi l’obbligo di promuovere la rimozione degli ostacoli che le impediscono, informando di tali principi la propria azione programmatica e amministrativa. Del resto siamo in una filiera istituzionale che ha visto l’approvazione in Parlamento della doppia preferenza di genere per l’elezione dei consigli locali.

Abbiamo poi impegnato la Regione a dare attuazione per quanto di competenza, alla legge 12 luglio 2011 n. 120 inmateria di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in borsa e partecipate pubbliche, con una Risoluzione approvata all’unanimità dall’Assemblea proprio in occasione della sessione dedicata alla democrazia paritaria. Un’altra Risoluzione della Commissione sostiene le migliori esperienze territoriali di trattamento specializzato del cancro alla mammella e promuove la costituzione di Breast Unit; tale proposta si lega tematicamente ad un altro OdG volto ad inserire tra gli obiettivi di sistema del piano socio-sanitario regionale la promozione e il sostegno della medicina di genere, per l’adeguatezza delle cure e della ricerca farmacologica. Le questioni legate alla salute e al benessere della donna avranno nella proposta la centralità che meritano, al pari della qualificazione di tutti i servizi perla conciliazione. Abbiamo infine presentato una risoluzione in merito alle politiche regionali dello sport, con particolare riferimento alla parità di genere, contrastando, quindi, le discriminazioni nelle pratiche sportive per una piena parità di accesso. Riceverete i testi di questi 5 ordini del giorno, quali elementi che credo utili alle iniziative che vorrete intraprendere sui temi paritari.

Tutti questi elementi compongono, quindi, un quadro di proposte per il riequilibrio di genere e per il supporto a politiche di genere che siano concrete e non soltanto dichiarate nei principi. Naturalmente altre proposte, che sono state oggetto di approfondimenti e discussioni in Commissione Parità, si aggiungono e ne cito in sintesi il merito: parità di genere nella rappresentazione femminile e nella comunicazione da parte dei media; il lavoro, la formazione professionale e l’occupazione femminile di qualità, vale a dire la concreta attuazione degli incentivi contenuti nel Patto per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva sottoscritto a fine 2011 dal presidente Errani e da tutti i soggetti rappresentativi del mondo imprenditoriale, economico, sociale e istituzionale dell’Emilia-Romagna. E poi c’è il tema, sempre e costantemente alla nostra attenzione – non soltanto in occasione della Giornata del 25 novembre – della violenza alle donne. E qui voglio sottolineare il legame che c’è tra il corposo lavoro della Commissione regionale che vi ho esposto succintamente, tra il percorso che ci deve portare ad assumere le conoscenze e la consapevolezza necessarie a presentare una proposta normativa organica, rispondente alle reali esigenze e adeguata a colmare il gap esistente nel nostro sistema dei diritti e dei servizi, e la battaglia volta a superare l’inciviltà della violenza.

La violenza è da intendersi come la patologia del sistema, alimentata da una disparità che frena l’emersione, il riconoscimento ed il contrasto di questo drammatico  fenomeno. Una situazione generale, dunque, che va affrontata non solo perché è giusto, non solo perché è un principio informatore della nostra Costituzione, ma anche perché la donna rappresenta la vera leva del cambiamento per lo sviluppo del Paese e la costruzione del futuro.

La determinazione politica di costruire dal basso l’apprendimento e la consapevolezza su questo tema, oltre che la vicinanza a coloro che quotidianamente si spendono sul territorio come importanti presidi di prevenzione e presa in carico, ci ha guidati nella scelta di incontrare i dodici centri antiviolenza attivi in Emilia Romagna (più l’equipe di Liberiamoci dalla violenza dell’Ausl Modenese) tra settembre e inizio novembre di quest’anno. Un ciclo di visite che ci consegna una conoscenza approfondita, che solo l’ascolto diretto può dare, ed anche suggerimenti preziosi. Nella sintesi che mi è richiesta sottolineo soltanto tre aspetti fondamentali, emersi in modo potente dal confronto sul territorio. Il primo è il sostegno ai centri, deprivati dai tagli al welfare e dall’azzeramento del fondo nazionale a loro dedicato, un sostegno che noi rilanceremo e che come Regione siamo stati sempre gli unici soggetti istituzionali a garantire. Poi la sensibilizzazione e partecipazione sociale a loro volta necessarie ad intercettare e prevenire la violenza di genere; infine l’esigenza di fare rete, sviluppando una piena assunzione di responsabilità delle istituzioni pubbliche, al pari dei soggetti sociali, con l’impegno di ognuno dei soggetti coinvolti a far convergere le rispettive competenze e risorse sul comune obiettivo nella prevenzione alla violenza, perseguito con modalità concordate e condivise. Tutte le responsabili e operatrici dei centri hanno dato la loro disponibilità a contribuire attivamente al progetto di legge regionale e, al proposito, stiamo già programmando le audizioni e udienze conoscitive tematiche a cui saranno invitati tutti i c.d. stakeholders e protagonisti.

Anche in occasione del convegno che abbiamo tenuto presso la sede dell’Assemblea lo scorso 23 novembre, “La violenza contro le donne non è più un punto di vista”, abbiamo rimarcato come questo impegno appartenga interamente, senza più distinzione di genere, sia agli uomini sia alle donne, perché tale violenza non è solo, anzi non è assolutamente, una questione femminile, ma è una questione e un fenomeno sociale. Sintomo di una incompiuta uguaglianza e di una cultura distorta. Ed in questo senso prevenzione è il termine che maggiormente ci appassiona. Qui sta la sfida e la ragione per la quale abbiamo voluto legare la questione della presenza e della parità di accesso delle donne alle cariche elettive e ai luoghi della decisione alla battaglia culturale e operativa contro la violenza, per uscire una volta per tutte dall’ipocrisia che vorrebbe le donne già pari, già portatrici di uguali diritti e opportunità. La realtà è un’altra: ancora oggi le donne sono, in quanto tali, associate ad un ruolo sociale specifico e più debole per definizione. E tale stereotipo è radicato in larghe fasce sociali e tutt’ora genera discriminazioni, emarginazioni e violenze inaudite e seriali. Va colmato quel divario drammatico tra uguaglianza formale e sostanziale che ci consegnano tutte le statistiche economiche del mercato del lavoro come dei servizi di conciliazione e della rappresentanza, un divario che ci colloca all’ottantesimo posto, ancora in discesa, nel report 2012 sul Global Gender Gap, a cura del World Economic Forum. Con il vostro aiuto, insieme, la Commissione per la Parità e la Regione Emilia-Romagna contribuiranno fattivamente a risalire la china.