(Correggio, 13 luglio 2012) Il titolo del bellissimo libro di Chiara Valentini, in realtà, non ha il punto interrogativo. L’opposizione è secca e provocatoria e denuncia una discriminazione di fatto che impedisce a molte, troppe, donne italiane di conciliare lavoro e famiglia, costringendole a scegliere tra l’uno e l’altra. Di questo abbiamo parlato presentando il libro “O i figli o il lavoro” alla Festa Democratica di Correggio, con la stessa autrice e il coordinamento di Marzia Cattini.

Il dato di partenza sottolineato dalla Valentini è che in Italia abbiamo un culto stereotipato della maternità, ma appena si entra nel mondo del lavoro qualcosa non funziona, in primo luogo perché le aziende non concedono quella flessibilità di orari che per un certo periodo risulta indispensabile. Peggio, molte forme di lavoro precario non prevedono la tutela della maternità e stiamo assistendo da tempo a forme di imbarbarimento, che la crisi e i tagli lineari più recenti possono solo incentivare: sempre meno welfare, meno appoggi per le donne lavoratrici e un “mobbing strategico” che si sostanzia, ad esempio, nella vergognosa pratica delle dimissioni in bianco. Nei periodi dei governi Prodi erano stati fatti passi in avanti significativi, da una legge proprio contro le dimissioni in bianco poi soppressa da Berlusconi, alla legge 53/2000 per il sostegno alla maternità e paternità con il congedo maschile, il part-time o telelavoro per le donne, ai finanziamenti per l’asilo nido, alla legge sull’imprenditoria femminile. Tutte misure o cancellate o private delle risorse dal centro destra, determinando l’arretramento sociale, economico e culturale che stiamo vivendo. Da lì invece dobbiamo riprendere, nonché da norme cogenti per un’equa rappresentanza nei luoghi decisionali, perché le donne italiane possano contribuire allo sviluppo, finalmente alla pari, finalmente libere di essere madri e lavoratrici.