(Bologna, 14 giugno 2012) L’argomento è difficile, ma il dibattito voluto dalla Conferenza Donne Democratiche di Navile ha dimostrato che si può – e si deve – affrontare in ogni sede. Alla Festa dell’Unità di uno dei Quartieri più popolosi di Bologna, tra musiche e tortellini, abbiamo parlato della violenza di genere nella sua cruda realtà, degli omicidi in costante aumento da parte di mariti, compagni, padri, perpetrati su donne “colpevoli” solo di essere donne, e lo abbiamo fatto coinvolgendo una platea eterogenea e partecipe.

I nostri interventi, della giurista Barbara Spinelli, del collega in Regione Thomas Casadei, dell’assessore comunale Luca Rizzo Nervo, delle persone presenti, hanno evidenziato un quadro drammatico di ancora parziale consapevolezza del fenomeno, dati insufficienti e mancanza di attenzione da parte dei media. Tale gap informativo e di “presa in carico” del problema va colmato con politiche a tutto campo: ripristino di risorse sul Fondo nazionale per i centri antiviolenza, formazione di tutti gli operatori che entrano in contatto con le donne che l’hanno subìta, un’operazione educativa da sostenere nelle Scuole di ogni ordine e grado. La Regione Emilia-Romagna coordina e finanzia per quanto può le attività dei 12 Centri antiviolenza e sostiene progetti degli enti locali, alcuni davvero innovativi come le task force multi-competenze nei Pronto Soccorso degli ospedali e le azioni educative rivolte agli uomini. Uomini che devono accettare l’autodeterminazione delle donne. La questione è politica perché investe la cultura profonda del Paese, perché politici sono gli strumenti attraverso i quali si riuscirà a fare, finalmente, prevenzione.