(Bologna, 13 aprile 2012) Nella seduta di oggi della Commissione Parità abbiamo ascoltato una importante informativa dell’Assessorato su come il Servizio Sanitario Regionale sta affrontando le “specificità di genere” e le patologie femminili, in particolare prevenzione e cura del cancro alla mammella. Tutti i colleghi hanno accolto una mia proposta e mi hanno conferito il mandato di presentare una Risoluzione all’Assemblea legislativa sul potenziamento degli strumenti di prevenzione e della rete di organizzazioni assistenziali integrate, come raccomandato dall’Unione Europea. L’approccio pluridisciplinare integrato è infatti in grado di fornire un’assistenza a 360 gradi alle donne colpite da tumore al seno, con il coinvolgimento di tutte le specializzazioni necessarie alla cura ed al recupero anche dal punto di vista psicologico.
Alcuni dati. Sugli interventi chirurgici per il tumore al seno, emerge una criticità: troppe strutture erogano un numero inadeguato di interventi (13 effettuano più di 150 interventi annui, 29 meno di 150). Grazie alla diagnosi precoce, fra il 2005 e il 2011 c’è stata una riduzione di oltre 8 punti percentuali nelle operazioni di mastectomia. Parallelamente, si assiste a un progressivo aumento dei casi di ricostruzione mammaria. Occorre comunque agire per rendere più omogenee le opportunità territoriali e garantire alle donne equità di accesso e trattamento. Nel solo 2011, il Servizio Sanitario ha effettuato 5.812 diagnosi precoci. Quanto ai tempi di attesa, entro 30 giorni viene risolto il 92,8% dei casi riferiti alla fase diagnostica, il 71,5% alla fase terapeutica. Lo screening mammografico è stato esteso dal primo gennaio 2010: prima riguardava le donne in età compresa fra i 50 e i 69 anni, ora fra i 45 e i 74 anni, e si è passati da 580.000 a 830.000 donne coinvolte. Anche lo screening sui tumori al collo dell’utero mostra dati confortanti, con oltre il 60% di adesione delle donne interessate.
Infine, sono state trattate altre patologie specifiche del femminile quali l’endometriosi, sulla quale l’Assemblea ha approvato all’unanimità una Risoluzione da me proposta nel settembre scorso. Si stima che ne soffra circa il 10% della popolazione femminile in età fertile e il fenomeno è in aumento, sia per l’innalzamento dell’età media in cui le donne entrano in gravidanza, che per fattori di inquinamento ambientale. Almeno un terzo dei casi di sterilità è legato all’endometriosi. In seguito alla Risoluzione, l’assessorato alla sanità ha costituito un gruppo tecnico per monitorare la situazione, definire modelli organizzativi in grado di costruire una rete appropriata per i casi gravi e migliorare l’informazione sia sulla patologia che sui percorsi assistenziali disponibili.
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