(Bologna, 6 marzo 2012) In conferenza stampa con le assessore regionali alle pari opportunità Donatella Bortolazzi e alle politiche sociali Teresa Marzocchi, per raccontare come le attività della Regione, contro gli stereotipi che penalizzano le donne, siano sempre più integrate. Non sembri una banalità: se riusciremo a incidere culturalmente e concretamente per una maggiore parità nel lavoro, nella società, nella rappresentanza, se riusciremo come vogliamo ad avanzare sul terreno dei diritti sconfiggendo le discriminazioni che ci colpiscono ancora oggi in modo potente, sarà solo perché avremo unito le forze e gli strumenti a disposizione, senza barriere.

Ne è un esempio il progetto regionale contro gli stereotipi di genere che in tre anni ha coinvolto più di 2.000 studenti delle scuole superiori e oltre 3.300 tra famiglie e operatori di 120 strutture per l’infanzia. Ora tutte le iniziative realizzate in Emilia-Romagna su questi temi sono on line, raccolte nel sito regionale “Alla pari”, assieme a rapporti e statistiche significative sulla condizione femminile. Sono i numeri a dimostrare che la nostra differenza non è parità e ne riporto alcuni.

Le giovani hanno un livello di istruzione e successo scolastico costantemente superiore a quello maschile, le laureate sono il 26,9% con oltre 10 punti percentuali in più rispetto ai coetanei. Sono però concentrate negli studi di ambito farmaceutico, medico, psicologico, politico-sociale, dell’insegnamento, letterario e linguistico, scelte che si riflettono poi sulle presenze lavorative: ad esempio nel settore ‘istruzione, sanità, servizi sociali’ le donne rappresentano oltre il 77% degli addetti, nei ‘servizi pubblici alle persone’ quasi il 70%, mentre nelle ‘costruzioni’ e nei ‘trasporti/comunicazioni’ non superano rispettivamente il 7,9% e il 22,1%. Quanto ai ruoli, i dirigenti, i lavoratori in proprio e gli imprenditori sono per oltre il 70% uomini, mentre i lavoratori a domicilio sono nel 92,3% dei casi donne e le impiegate superano il 60%. Qui pesa tanto il lavoro domestico e di cura familiare: in Emilia-Romagna sono 23 e 16’ le ore che ogni settimana ogni donna vi dedica mediamente, a fronte delle sole 6h 46’ degli uomini.

Sottolineo due aspetti. Il cambiamento culturale che serve, per ribaltare gli stereotipi e riequilibrare la partecipazione delle donne alla vita collettiva, passa per gli adulti di domani; ciò significa che deve viaggiare con i messaggi giusti in TV e su Internet, il medium utilizzato ogni giorno dall’87% delle nostre ragazze e ragazzi. Utilizzo intelligente della rete, dunque, ma accompagnato da regole, vere e proprie innovazioni normative che rendano le donne protagoniste alla pari nelle professioni, nella cura sanitaria, in famiglia, nell’impresa, nei modelli culturali e nella rappresentanza democratica. Buona politica e…Buon 8 marzo!