(Bologna, 24 febbraio 2012) Un atto di indirizzo per sconfiggere il fenomeno delle c.d. dimissioni in bianco, vale a dire la pratica di certi datori di lavoro di far sottoscrivere alla lavoratrice/lavoratore, al momento dell’assunzione, una lettera non datata di  dimissioni che può essere usata in qualsiasi momento. Lo abbiamo presentato in Assemblea noi componenti di maggioranza della Commissione per la parità, oggi riunita per discutere con gli assessori Muzzarelli e Bianchi dell’attuazione del Patto per la crescita, più altri colleghi PD.

Si tratta in realtà di una pratica purtroppo molto diffusa su tutto il territorio nazionale, tanto che ne sono interessati circa 2 milioni di lavoratrici e lavoratori italiani, di cui il 60% sono donne in età fertile, che escono in questo modo dal mercato del lavoro in caso di gravidanza. E in Emilia-Romagna già nel 2007 erano rilevate 5.000 dimissioni in bianco (sono gli ultimi dati disponibili). Dobbiamo fare tutti la nostra parte per porre termine a questo abuso, soprattutto perché determina un ulteriore spreco della risorsa del lavoro femminile che rende sempre più difficile raggiungere l’obiettivo europeo di Lisbona del 60% di occupazione delle donne, obiettivo che a sua volta secondo la Banca d’Italia, produrrebbe un incremento del Pil del 7% rappresentando un fattore di sviluppo a cui non è pensabile rinunciare in tempo di crisi.

Interpretando anche le iniziative politiche e istituzionali di questo periodo a livello locale, la Risoluzione chiede alla Giunta della Regione di farsi promotrice presso il Governo nazionale affinché rapidamente, nell’ambito della riforma del mercato del lavoro, sia trovata una soluzione al problema mediante il ripristino o la introduzione di nuove misure che permettano ai lavoratori e alle lavoratrici di esercitare i loro diritti senza dover subire il ricatto della firma di dimissioni in bianco all’atto dell’assunzione; e di verificare e quantificare la presenza del fenomeno in Emilia-Romagna, nonché a contrastarlo attraverso strumenti che, in coerenza con il dettato del recente “Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, assicurino in particolare alle donne un migliore e paritario accesso al mercato del lavoro e un’occupazione femminile di qualità.