(Festa Reggio, 10 settembre 2011) L’impatto devastante della manovra sulla sanità pubblica è stato al centro del dibattito di sabato scorso con l’assessore regionale Carlo Lusenti. Sul tema la posizione del PD e della Regione Emilia-Romagna è netta: i ticket aggiuntivi vanno tolti e occorre ripensare la compartecipazione alla spesa sanitaria.
L’iniquità della misura è evidente. La manovra (legge 111/2011) reintroduce infatti una norma già contenuta nella legge finanziaria per il 2007 che, sperimentata per neppure sei mesi, fu ritirata in quanto le Regioni dimostrarono che aveva un effetto boomerang sul Servizio sanitario nazionale, dirottando il 30% delle prestazioni sul privato. Eppure questo governo non ha trovato di meglio che reintrodurre questi ticket, obbligando le Regioni ad applicarli subito, entro la fine di agosto.
A fronte del taglio statale alla sanità (11 miliardi di euro in meno per il triennio 2012-2014!) la Conferenza delle Regioni aveva avanzato una proposta ben diversa: un aumento dell’accise sui tabacchi che avrebbe prodotto un gettito doppio a quello tagliato. Bocciata questa proposta, le Regioni hanno avuto scarso margine di manovra e pochissimo tempo. La gran parte ha applicato la norma tal quale, cioè un ticket di 10 euro a prestazione e per tutti in modo indiscriminato; la Lombardia e il Piemonte hanno scelto di modularlo sulla base della tariffa delle prestazioni, senza verificare la capacità reddituale degli utenti; l’Emilia-Romagna, assieme a Toscana ed Umbria, ha deciso che il male minore fosse modulare i ticket in base al reddito dichiarato e mantenere tutte le esenzioni in essere. Di conseguenza e a titolo di esempio, ora nel Lazio ad una visita specialistica si applica un ticket di 28 euro, qui in Emilia-Romagna di 23 euro; mentre una visita di controllo cardiologico + ECG in Lazio costa 39,60 euro per chiunque, qui da noi costa29,60 achi ha un reddito lordo annuo fino a 36.152 euro, costa34,60 achi rientra nella fascia subito superiore e 39,60 solo a chi ha un reddito fra i 70.001 e i 100.000 euro. Questi sono i fatti.
Tutti poi pensiamo che la Regione possa fare meglio, in particolare per corrispondere alle esigenze delle famiglie numerose. Nonostante agosto e nonostante l’urgenza, la Giunta regionale è riuscita a condividere con gli operatori sanitari e con le parti sociali un percorso di approfondimento che ci porterà ad una misura più equa.
Resta tutto il peso di un pessimo governo che, come Lusenti ha amaramente sottolineato, “sta scientificamente smantellando la sanità pubblica e cercando di imporre un sistema in cui i ricchi sono tutelati e chi ricco non è… si arrangi!”.
Leave A Comment