(Festa Reggio, 9 settembre 2011) “Il coraggio dell’incorruttibile” era il titolo dell’incontro che ho presieduto venerdì sera, sotto un’affollatissima tenda del Loft di Festareggio. Fra i diversi argomenti che abbiamo affrontato con il giudice di Cassazione (e già magistrato di Mani Pulite) Piercamillo Davigo, centrale è quello della corruzione che pervade e delegittima le istituzioni democratiche.

Condivido sostanzialmente l’analisi e la ricetta: rigore dei partiti nei confronti dei loro esponenti coinvolti in indagini giudiziarie, assunzione di responsabilità individuale e politica, un intervento deciso per ripristinare e valorizzare i corpi tecnici dello Stato, perché lo Stato (che siamo Noi) deve sempre sapere dove vanno i soldi pubblici. Trasparenza e un investimento serio nella pubblica amministrazione: altro che “fannulloni” e solo il privato è bello!
E’ del tutto evidente che, oltre all’enorme questione etica, non possiamo più permetterci di pagare il conto della corruzione. C’è chi parla di 40 miliardi, il 3% del PIL, ma al di là delle cifre c’è una crisi che stanno pagando solo gli onesti e un governo nazionale del tutto privo di credibilità e capace solo di cancellare i reati e depotenziare i controlli. In merito alle intercettazioni, ad esempio, Davigo ha svelato due falsità: non è vero che in Italia si fanno più intercettazioni che altrove, se ne fanno di più autorizzate dall’autorità giudiziaria perché altrove non richiedono autorizzazione; quanto al divieto di pubblicazione, esiste per tutelare la verginità del giudice, se si vuole tutelare la reputazione è sufficiente inasprire le pene per la diffamazione, ma voler tenere segreto un reato è ignobile. Di intercettazioni c’è assoluta necessità ora che nessuno parla e troppi si sentono impuniti.
Infine, sulla riforma della giustizia, “non è un problema di risorse, ma di spenderle meglio per diminuire il numero dei processi, che sono così tanti perché il sistema tutela i fraudolenti, tutti fanno ricorso e vanno in appello senza conseguenze e, infatti, abbiamo più avvocati nel foro di Roma che in tutta la Francia.”